Insieme per Saman: NOI non ci fermiamo qui

L'iniziativa 'Insieme per Saman', svoltasi venerdì 2 luglio a Udine, che ha visto un'Amministrazione comunale a fianco della Comunità Islamica nella lotta per i diritti umani ha creato un precedente storico in regione.

20.07.2021-08.00 – Ci sono eventi che determinano un “dopo” e quello di venerdì 2 luglio 2021 “Insieme per Saman” ha creato un precedente unico indipendentemente dal fatto che, in Piazza XX Settembre, ci fosse una folla o meno. Per la prima volta la Comunità Islamica Centro della Misericordia e della Solidarietà di Udine è scesa in piazza a fianco di un’Amministrazione comunale, schierandosi contro la violenza di genere e contro chi rifiuta di integrarsi, dichiarando apertamente un totale rispetto delle nostre leggi.

Generalizzare è forse una delle piaghe che stanno contaminando il mondo, e generalizzare ciò che non si conosce a fondo è ancora più grave. Questo era lo scopo della manifestazione pacifica organizzata dalla Commissione delle Pari Opportunità di Udine insieme alla Comunità Islamica. L’iniziativa come dichiarato in un precedente articolo da Cristina Pozzo prescindeva da qualsiasi forma di appartenenza politica o religiosa. L’intento era quello di sottolineare una forte presa di posizione contro la violazione dei diritti umani, supportati da leggi a tutela degli stessi e che l’azione del singolo poco apporta ad un cambio di mentalità.

A questo proposito è stata più volte ribadita sia da parte di Raffaella Palmisciano vicepresidente della Commissione delle Pari Opportunità regionale, sia da Cristina Pozzo Commissaria delle Pari Opportunità di Udine e da Fatima Tizbibt rappresentante femminile del Centro della Misericordia e Solidarietà, una forte determinazione nel non voler relegare l’iniziativa ad un semplice evento spot, ma di voler proseguire il lungo ed inerpicato cammino per determinare un cambio culturale, rispetto a temi come il femminicidio e la mancanza di integrazione. Un seme di civiltà che fiorisca soprattutto nelle future generazioni.

È importante sottolineare che rispetto ai temi sopracitati, l’Ucoii si è spesso espressa, anche a livello mediatico, in termini molto negativi. Nello specifico da parte del Centro della Misericordia e Solidarietà di Udine, come riportato da Fatima Tizbibt, la richiesta dell’incontro da parte della Commissione delle Pari Opportunità, è stata accolta con entusiasmo sia per la tragedia di questo spiacevole evento in sé, sia per l’opportunità di poter affrontare tematiche che riguardano l’intera umanità insieme, creando massa critica. La riuscita di una manifestazione non è data dal numero delle persone che partecipano quanto più dalla traccia che lascia e dall’azione che viene poi perseguita.

Noi ci siamo e ci siamo a mano tesa perché è un problema che riguarda l’umanità – ha spiegato Fatima Tizbibt -non è un problema politico e non è un problema religioso. In Italia secondo le statistiche del 2019/2021 una donna su tre è vittima di violenza e in Europa una su cinque. Il problema sulla violenza di genere è una piaga a livello mondiale su cui bisogna intervenire alla radice, e non è solo manifestando che il problema si risolve. A volte è dovuto ad un problema d’integrazione, come nel caso di questa famiglia, ma spesso è anche un problema di una crisi di relazioni sociali sia all’interno delle famiglie sia all’esterno. Crisi sicuramente peggiorata da una pandemia globale e da un vuoto culturale che il consumismo, nel tempo, ha creato sostituendosi quasi ai valori fondamentali della società. Siamo sempre alla ricerca di qualcos’altro, di quello che non abbiamo”.

Il caso della famiglia di Saman è emblematico, ha continuato Fatima, perché rappresenta quello che per la loro Comunità risulta incomprensibile ed inaccettabile, ossia decidere di vivere in un altro paese senza mai imparare la lingua ed integrarsi agli usi e costumi del luogo, rifiutandosi di assumere un qualsivoglia ruolo nel tessuto sociale. Spesso il problema alla base del concetto di integrazione è determinato dalla paura di ciò che non si conosce, paura che spinge le persone ad arroccarsi dietro la propria identità d’origine creando così delle ‘sacche‘ culturali. Posizioni estreme che da un lato non permettono di far propri i luoghi in cui ci si trasferisce, e dall’altro ti fanno rimanere indietro rispetto al proprio paese di origine, che inevitabilmente segue anch’esso un processo di sviluppo e progresso. Si creano quindi delle discrasie rispetto sia al punto di partenza sia a quello di arrivo.

“Il nostro Imam, ogni venerdì oltre a trattare temi di estrema attualità, batte sempre sul fatto che dal momento in vivi in un suolo straniero ti devi sentire come cittadino di quello stato, e solo in quel modo rispetterai i diritti e doveri e farai tuoi gli usi e i costumi di quel paese”. Ha concluso Fatima.

Raffaella Palmisciano: “Sono rimasta un po’ amareggiata per la mancata partecipazione delle associazioni femminili sempre disposte a segnalare qualsiasi problema e pronte a battersi per la parità di genere, ma anche dalla non presenza dei sindacati. Non voglio pensare che ci sia stata una strumentalizzazione politica che abbia boicottato l’evento, perché la Commissione delle Pari Opportunità non appoggia un colore ma i diritti della persona. Dobbiamo continuare, il percorso sarà lungo ma ci dobbiamo provare. È nostro dovere continuare a battere su questi punti e cercare di cambiare la mentalità delle nuove generazioni. Forse non avremo risultati nell’immediato, forse ci vorranno vent’anni ma non ci dobbiamo arrendere”.

Per chi non avesse potuto partecipare di seguito il video dell’evento, pubblicato sulla pagina Facebook della Commissione Pari Opportunità del Comune di Udine.

[l.f]