07.05.25 – 08.00 – Sono stati presentati martedì 6 maggio a Udine i dati dell’Osservatorio semestrale sull’economia del Friuli Venezia Giulia. La relazione, curata da Elisa Qualizza, responsabile del Centro Studi della Camera di commercio Pordenone-Udine, traccia un bilancio dell’andamento economico regionale, evidenziando segnali di tenuta in un contesto ancora incerto e in progressivo mutamento.
La fase post-pandemica si è ormai chiusa, lasciando spazio a una nuova normalità fatta di assestamenti e transizioni. Dopo il forte rimbalzo del biennio 2021-2022, anche Udine ha segnato un rallentamento, in linea con quanto registrato a livello regionale e nazionale. Le tensioni geopolitiche, la stretta monetaria e il rallentamento della domanda estera hanno condizionato l’andamento complessivo, in particolare per le imprese manifatturiere orientate all’export.
Nonostante ciò, il sistema economico provinciale ha mantenuto una certa resilienza. Il tessuto imprenditoriale udinese continua a distinguersi per vivacità e capacità adattiva: nel corso del 2024 si è registrata una variazione positiva del numero di imprese attive, con un saldo attivo tra iscrizioni e cessazioni, grazie soprattutto alla crescita delle società di capitale (+2,4%) e dei settori legati ai servizi alle imprese e alle attività professionali, scientifiche e tecniche.
Sul fronte settoriale, la manifattura ha subito un rallentamento. La dinamica degli ordini è apparsa debole, specie sul fronte estero, e i livelli produttivi si sono stabilizzati dopo gli incrementi registrati negli anni precedenti. Tuttavia, i comparti ad alto contenuto tecnologico – apparecchi elettrici, meccanica e componentistica – continuano a rappresentare un punto di forza del sistema udinese, anche in ottica di internazionalizzazione.
Meglio le costruzioni, sebbene il forte impulso legato ai bonus edilizi si stia progressivamente esaurendo. L’effetto Pnrr e la domanda privata mantengono una certa vivacità nel settore, che ha visto un incremento di 215 imprese attive su base regionale, con Udine tra le province in crescita.
I servizi si confermano come il comparto più dinamico: crescono in particolare le attività di consulenza, progettazione e supporto alle imprese, in linea con la trasformazione strutturale dell’economia. Anche il turismo mostra segnali incoraggianti: tra il 2019 e il 2024 le assunzioni nel comparto sono cresciute del 56%, trainate da un’offerta sempre più diversificata e da un miglioramento dell’attrattività territoriale.
Dal punto di vista demografico, Udine continua a detenere il primato regionale per numero di imprese attive (quasi 36.000), confermandosi come baricentro economico e produttivo del Friuli Venezia Giulia. L’export resta una voce fondamentale: sebbene sia rallentato, specie nel 2023, il commercio internazionale rappresenta per molte aziende del territorio un canale strategico di sviluppo. In crescita, in particolare, i flussi verso mercati extra-Ue come Svizzera, Regno Unito, Arabia Saudita e Messico.
«La nostra economia ha dimostrato una notevole capacità di adattamento – ha sottolineato il presidente camerale Giovanni Da Pozzo –. In un contesto globale instabile, le imprese udinesi sanno innovare, investire e cercare nuovi sbocchi, come confermano i dati sull’export. Il nostro compito, come sistema camerale, è accompagnare queste trasformazioni offrendo strumenti, analisi e sostegno concreto all’innovazione e alla competitività ».
Permangono tuttavia alcune criticità , soprattutto sul fronte della produttività e della capacità di attrarre investimenti e capitale umano qualificato. Il saldo demografico negativo e l’invecchiamento della popolazione rappresentano sfide strutturali che incidono sul mercato del lavoro e sulla sostenibilità dello sviluppo a lungo termine.