06.05.25 – 08.00 – Il 6 maggio 1976, alle ore 21:00, un terremoto di magnitudo 6.4 colpì il Friuli con una violenza devastante. L’epicentro fu localizzato tra Gemona e Artegna, ma le scosse furono avvertite in tutto il Nord Italia. Quel sisma – seguito nei mesi successivi da nuove forti scosse, tra cui quelle dell’11 e del 15 settembre – provocò la morte di quasi 1000 persone, migliaia di feriti e oltre 100 mila sfollati. Più di 18 mila abitazioni furono rase al suolo, altre 75 mila risultarono danneggiate. Interi paesi furono distrutti.
A quarantanove anni di distanza, la memoria di quella tragedia è ancora viva, alimentata dal ricordo delle vittime e dalla dignità con cui le comunità friulane seppero rialzarsi. La ricostruzione, affidata in buona parte agli stessi comuni colpiti, fu rapida, partecipata e rigorosa: un modello che avrebbe fatto scuola anche altrove.
Oggi, in numerosi centri della provincia di Udine, si tengono cerimonie commemorative. A Forgaria nel Friuli è prevista la deposizione di una corona in Piazza Tre Martiri; a Udine, al monumento dedicato ai Vigili del Fuoco, si renderà omaggio agli operatori intervenuti nei giorni dell’emergenza; a Campoformido, alle 21:00 in punto, risuoneranno 49 rintocchi “a martello”, uno per ogni anno trascorso, in memoria di quei 59 secondi che cambiarono la storia della regione. Anche a San Daniele del Friuli si terrà una cerimonia nella frazione di Cimano, duramente colpita.
In parallelo, scuole, associazioni e parrocchie propongono momenti di riflessione, proiezioni e incontri con i testimoni di quell’evento. Perché il terremoto del Friuli non è solo un capitolo doloroso della storia locale, ma anche un esempio di resilienza collettiva e di solidarietà concreta.
Conservare il ricordo di quel 6 maggio significa anche continuare a investire nella prevenzione, nella cultura della sicurezza e nella consapevolezza del rischio sismico. Significa, soprattutto, non dimenticare.