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domenica, 22 Giugno 2025

Energia nucleare, apertura anche dagli industriali FVG

12.03.2025 – 08:00 – In Italia si è ricominciato a parlare di energia nucleare come di una seria alternativa per integrare il mix delle fonti e assicurare così sia la sicurezza energetica necessaria al Paese, sia l’indipendenza strategica. Un proposito cui ha dato concretezza il Governo Meloni che ha da poco licenziato un nuovo DDL delega che intende avviare un piano di ripresa che favorisca gli  investimenti e semplifichi i processi autorizzativi. Il DDL riprende e corregge una bozza precedente, rispetto alla quale si accorciano i tempi necessari all’approvazione dei decreti legislativi da 24 a 12 mesi. Una novità che, se rispettata, velocizza i tempi verso la definizione del nuovo quadro normativo in materia.

La stessa Premier nei giorni scorsi ha detto che l’Italia è pronta per investire in “piccoli reattori”, una posizione ribadita dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, Gilberto Pichetto Fratin. I piccoli reattori (SMR small modular reactor) sono una soluzione promettente che consentirebbe di produrre energia con impianti di dimensioni ridotte rispetto a una canonica centrale nucleare, utili soprattutto per soddisfare il fabbisogno di piccoli centri o impianti industriali. Una risorsa strategica anche per i poli industriali ad alta intensità energetica della regione FVG. Ne è un esempio l’accordo tra newcleo e Danieli per esplorare l’uso del nucleare nel settore siderurgico, con l’obiettivo di produrre acciaio verde a prezzi competitivi, confermato dall’amministratore delegato Stefano Buono.

L’apertura a un ritorno alla tecnologia nucleare è arrivata anche dagli industriali regionali, confermata dal presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo, durante il convegno dal titolo “Energia nucleare sostenibile: dialogo con l’industria italiana – Opportunità, innovazione e sviluppo”, promosso dagli Industriali friulani e newcleo. “Il nucleare – ha detto Pozzo – non è un tabù, ma una leva per il progresso. Investire in questa direzione significa investire nel futuro delle nostre imprese, dei nostri lavoratori, del nostro Paese. Questo periodo ci impone parecchie scelte coraggiose, dobbiamo avere la forza e la determinazione di farle. Il tempo delle esitazioni è finito. Adesso dobbiamo agire”.

Le discussioni hanno analizzato gli impatti di un eventuale ritorno all’energia nucleare sia dal punto di vista economico, sia ambientale, in particolare in un’ottica di decarbonizzazione.  Quella dell’energia è, secondo Pozzo, una sfida epocale che richiede l’elaborazione di nuove strategie di medio lungo periodo che portino a una differenziazione delle fonti, accostando alle rinnovabili delle alternative credibili: “La dipendenza dalle fonti energetiche fossili importate, i costi elevati dell’energia e l’instabilità dei mercati globali stanno mettendo sotto pressione le nostre imprese, grandi e piccole. Determinando, tra l’altro, un pesante gap di competitività per noi rispetto agli altri Paesi: il costo dell’elettricità in Italia, comparando le medie di febbraio, è infatti superiore del 17% a quello della Germania, del 23% a quello della Francia, del 39% a quello della Spagna e, addirittura, del 151% rispetto a quello dei Paesi scandinavi. Un divario insostenibile”.

Gli fa eco Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, che sottolinea tuttavia il grande problema dell’energia nucleare in Italia: il consenso popolare. “Se vogliamo davvero creare delle mini-centrali nucleari nelle nostre zone industriali, queste risentiranno della stessa difficoltà di meccanismo di consenso popolare. Per questo motivo dobbiamo sottrarre la questione energetica, che è strategica, dalla possibilità referendaria. Ed ancora, dobbiamo sottrarla pure alla valutazione degli enti locali, che risentono di stress di consenso. Le localizzazioni degli investimenti energetici vanno invece considerate alla stregua di aree militari”.  

Il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava, ha parlato di nucleare come di “una risorsa fondamentale per la decarbonizzazione e per garantire un sistema energetico stabile e sostenibile che si pone come soluzione intermedia tra le fonti fossili, continue ma inquinanti, e le rinnovabili, pulite ma intermittenti”. Anche Giorgio Graditi, direttore generale di ENEA, è tornato sull’importanza dell’energia nucleare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e per ridurre i costi dell’energia, le emissioni di gas climalteranti e, allo stesso tempo, rilanciare lo sviluppo industriale: “In ENEA siamo impegnati su questo fronte da diversi decenni anche con collaborazioni internazionali pubbliche e private di alto livello. Confindustria ha avviato con l’ENEA un lavoro di ricognizione sul tema, per fare il punto sul ruolo dell’energia da fissione ad uso del sistema industriale, così da valutare anche il suo impatto sulla domanda di energia del tessuto produttivo nazionale, anche con riferimento ai potenziali costi”.

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