26.02.2025 – 15.30 – Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato a maggioranza il disegno di legge 38, che disciplina l’installazione di impianti a fonti rinnovabili (Fer). Il provvedimento ha ottenuto 25 voti favorevoli dal Centrodestra, mentre il Gruppo Misto ha votato contro (3 voti) e Pd e Patto per l’Autonomia-Civica Fvg si sono astenuti (16 voti). Sono stati inoltre accolti 15 ordini del giorno.
Dall’Opposizione sono arrivate critiche soprattutto dal Gruppo Misto. Serena Pellegrino (Avs) ha denunciato il rischio che dietro la transizione energetica si nascondano interessi delle multinazionali, lamentando l’assenza di criteri sulla qualità degli impianti. Per Rosaria Capozzi (M5S), la norma non risolverà il caos normativo e arriva con anni di ritardo; solo due dei 40 emendamenti presentati dal suo gruppo sono stati accolti. Anche Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha votato contro, ritenendo che la legge non contrasti il consumo di suolo e tolga potere ai Comuni.
Dalla Maggioranza, Michele Lobianco (FI) ha difeso il testo come un equilibrio tra sviluppo, tutela ambientale e certezza del diritto. Giulia Massolino (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg) ha spiegato l’astensione del suo gruppo auspicando modifiche future, mentre Mauro Di Bert (Fedriga presidente) ha sottolineato che la legge sarà soggetta a continui aggiornamenti per stare al passo con l’evoluzione tecnologica.
Per Igor Treleani (FdI), il ddl 38 mette ordine nella disciplina degli impianti Fer, tutelando il territorio. Di parere diverso Andrea Carli (Pd), che ha criticato la mancanza di misure adeguate per il biometano e la valorizzazione delle aree meno appetibili. Lucia Buna (Lega) ha replicato ribadendo che il provvedimento garantisce un equilibrio tra transizione energetica e tutela del paesaggio.
L’assessore Fabio Scoccimarro nel suo intervento conclusivo ha definito il ddl 38 una norma all’avanguardia, che permette alla Regione di affrontare la sfida della transizione energetica con regole chiare. Ha sottolineato l’obbligo, per gli impianti sopra 1 MW, di prevedere misure di compensazione e il coinvolgimento delle comunità locali. “Non si può pensare di triplicare la produzione energetica senza toccare il territorio, ma questo non significa avere il mito dell’agrivoltaico”, ha concluso.