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sabato, 19 Aprile 2025

L’economia del Friuli Venezia Giulia si indebolisce, le maggiori criticità nel settore manifatturiero

12.11.2024 – 15.02 – Nel 2024, l’economia del Friuli Venezia Giulia ha mostrato segni di ulteriore debolezza. Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) della Banca d’Italia, presentato il 12 novembre a Trieste, nel primo semestre dell’anno il PIL regionale è rimasto invariato rispetto allo stesso periodo del 2023, mentre a livello nazionale si è registrato un aumento dello 0,4%. Questa stagnazione regionale è stata influenzata dall’andamento contrastante dei vari settori: mentre servizi e costruzioni hanno mantenuto una dinamica positiva, il settore manifatturiero ha registrato una flessione.

Nell’ambito manifatturiero, che è quello che vede la provincia di Udine maggiormente coinvolta, l’attività ha subito un calo, soprattutto a causa della forte contrazione della domanda estera, a sua volta influenzata dalla debolezza del ciclo manifatturiero europeo. Tale deterioramento ha colpito la maggior parte dei settori di specializzazione, con l’eccezione della filiera agroalimentare e della cantieristica. Gli investimenti, rimasti pressoché stabili nella prima metà dell’anno, sono stati frenati dalle incertezze sulla domanda e dai costi di finanziamento ancora elevati.

Nel settore edile, la crescita della produzione ha rallentato, influenzata dal ridimensionamento degli incentivi del Superbonus. Tuttavia, gli effetti di questo calo sono stati mitigati dalle misure di stimolo del PNRR, che hanno favorito un aumento degli investimenti pubblici dal 2021, in particolare nei primi nove mesi del 2024. Nel mercato immobiliare si è registrato un lieve calo delle compravendite e una diminuzione più marcata dei prezzi delle abitazioni.

Il terziario ha continuato a espandersi a un ritmo contenuto, sostenuto soprattutto dai servizi turistici che hanno beneficiato di un incremento delle presenze straniere. Tuttavia, i ricavi del commercio al dettaglio hanno risentito della riduzione dei consumi, con le famiglie che hanno mantenuto un atteggiamento cauto nelle decisioni di spesa, nonostante la crescita del reddito reale disponibile dovuta all’aumento dell’occupazione e alla moderata inflazione. Il sistema portuale della regione ha visto un aumento dei volumi di attività, anche se con andamenti differenziati tra i vari comparti; in particolare, il traffico container nel porto di Trieste, inizialmente penalizzato dalla crisi nel Mar Rosso, ha mostrato segni di recupero nei mesi successivi.

Nel primo semestre del 2024, l’occupazione in Friuli Venezia Giulia è aumentata a un ritmo simile a quello nazionale, con una crescita particolarmente significativa tra i lavoratori autonomi. L’incremento degli occupati è stato accompagnato da una diminuzione del numero di disoccupati e da un’ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione. Tuttavia, le assunzioni nette nel settore privato non agricolo sono risultate inferiori rispetto all’anno precedente, specialmente per i contratti a tempo indeterminato. Inoltre, le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono aumentate, specialmente nei settori della meccanica, della metallurgia e dei mobili.

Nel settore creditizio, i prestiti bancari alle imprese hanno continuato a contrarsi a causa della minore domanda di finanziamento per investimenti e dell’ampia disponibilità di risorse liquide. Al contrario, i finanziamenti alle famiglie hanno mostrato una stabilizzazione, poiché la contrazione dei mutui per l’acquisto di abitazioni è stata bilanciata da un aumento del credito al consumo. La qualità del credito, nel complesso, non ha evidenziato segnali di peggioramento.

Con tassi d’interesse ancora elevati, è proseguito il riallocamento del risparmio finanziario di famiglie e imprese verso attività più remunerative, con un incremento sia dei depositi a risparmio che dei titoli detenuti presso le banche, in particolare di titoli di Stato e altre obbligazioni.

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