17.05.2023 – 16.32 – Il Fvg Pride in programma a Pordenone il prossimo 10 giugno fa discutere e come spesso accade in Italia diventa un’occasione di polarizzazione tra opposte fazioni politiche, che sembrano servirsene per rafforzare la propria collocazione agli occhi dell’opinione pubblica. A lanciare il sasso sono gli organizzatori stessi che denunciano i “comuni omofobi e università del Friuli Venezia Giulia uniti nel negare il patrocinio alla manifestazione per i diritti”. Il FVG Pride di Pordenone si svolgerà dunque senza il patrocinio del Comune, ma non solo. “Una vicenda curiosa che dimostra i pregiudizi della giunta Ciriani (sindaco di Pordenone), poiché a febbraio la domanda di patrocinio non era stata nemmeno chiesta” spiegano gli organizzatori. “La domanda formale, alla fine, è stata fatta, e naturalmente è arrivato il secco no della Giunta comunale di Pordenone, che valuta l’iniziativa non meritevole del patrocinio sia per i toni che per i contenuti politici del Manifesto”.
Anche il Comune di Gorizia, guidato dal sindaco Rodolfo Ziberna, ha negato il patrocinio, definendo il Pride “un’ostentazione provocatoria e superficiale” (posizione ribadita anche alla nostra testata, ndr). “Dopo aver patrocinato il FVG Pride nelle edizioni precedenti – spiegano gli attivisti in una nota – anche l’Università di Udine e l’Università di Trieste fanno marcia indietro e negano il proprio supporto al Pride, il momento di massima espressione dell’orgoglio, della visibilità e delle rivendicazioni della comunità LGBTQIA+ della Regione. Mentre il governo perseguita le famiglie arcobaleno, l’Università di Udine si preoccupa di smarcarsi dagli attacchi diretti alle maggioranze politiche democraticamente elette e, talvolta, anche a specifici esponenti delle istituzioni”. Il caso più eclatante secondo gli organizzatori del FVG Pride è quello del Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, “che nega la stessa dignità dei matrimoni alle unioni civili pur andando contro la legalità vigente” ricordano gli organizzatori.
Esprimono solidarietà i sindacati FLC (Federazione lavoratori della conoscenza) e CGIL che in una nota congiunta, firmata dai segretari Massimo Gargiulo e Villiam Pezzetta, attaccano le istituzioni regionali che hanno negato il patrocinio alla manifestazione. I sindacati ritengono che “manifestazioni come quella in programma a Pordenone siano occasioni importanti per dare voce e visibilità a chi si batte per l’affermazione del diritto a non essere discriminati per il proprio orientamento sessuale” e palesano grande sconcerto per la decisione dei rettori delle università regionali di negare, a differenza di quanto avvenuto in precedenza, il proprio patrocinio.
Andrea Di Lenardo, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra Possibile in Consiglio Comunale a Udine e coportavoce di Possibile Udine, si colloca su posizioni analoghe: “Il rettore Roberto Pinton dell’Università di Udine e Roberto Di Lenarda, quello dell’Università di Trieste, negano il patrocinio al FVG Pride, con il pretesto di non prendere una posizione politica. Come se ogni cosa e ogni decisione non fosse già di per se stessa politica, come se la cultura potesse esistere avulsa dal mondo, dalla società, dalla pòlis, e dunque dalla politica”. Il cambiamento rispetto al passato, sostiene Di Lenardo, è
“una situazione politica nazionale mutata, che vede questo governo di estrema destra dichiarare guerra alle famiglie Lgbtqia+”.
Il primo a rispondere alle accuse è Roberto Novelli, consigliere regionale di Forza Italia, il quale denuncia una narrazione nettamente di parte, vittimistica e fuorviante. “La polemica suscitata dalla decisione delle Università di Udine e Trieste di negare il patrocinio al Fvg Pride deve indurci a riflettere: una certa sinistra vuole piegare il concetto di libertà e difesa dei diritti civili alla sua ideologia. Essere liberi e difendere i diritti per loro significa assecondare i piani che cercano, in modo surrettizio, di sviluppare e chi si pone in una posizione terza – non ostile, semplicemente chiede di restare al di fuori del dibattito – diventa un nemico da combattere e, possibilmente, abbattere”.
Non si discosta dalla linea il Sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, che spiega la propria posizione: “Né a me né a Ciriani verrebbe in mente di proibire una manifestazione pacifica, questa è democrazia. Fornire il patrocinio è tutt’altra cosa, è una sottoscrizione delle istanze promosse dagli organizzatori. Io ribadisco il no a ogni forma di violenza e discriminazione, ma il manifesto include anche rivendicazioni che nulla hanno a che fare con i diritti civili ma sono espressamente politiche, anzi, partitiche. Gli organizzatori del Pride FVG approfittano dell’evento per fare politica. Il manifesto attacca espressamente il Governo nazionale e quello regionale di Fedriga, il che è legittimo, ma non possono pretendere il patrocinio. Anche le richieste avanzate di rimuovere i simboli religiosi dai luoghi pubblici – prosegue Ziberna – sono espressione di un’ideologia politica, impoveriscono la ricchezza della cultura e nulla hanno a che vedere con la lotta alle discriminazioni”.
È invece più laconico ma altrettanto netto il Sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, che ribadisce “quanto già espresso nella nota ufficiale inviata a Fvg Pride, sottolineando che non vi sono le condizioni per la concessione del patrocinio, sia per i toni che per i contenuti eminentemente politici dell’evento, come espresso nel “Manifesto Politico del Friuli Venezia Giulia Pride 2023”. Roberto Di Lenarda, Rettore dell’Università di Trieste, nei giorni scorsi aveva definito la richiesta di fornire il patrocinio associata a un documento politico non coerente con gli obiettivi dell’ateneo e, interrogato, ha preferito non aggiungere ulteriori motivi di strumentalizzazione riguardo una posizione che definisce “chiara e trasparente”. L’Uniud viceversa non ha rilasciato dichiarazioni alla nostra testata.