11.05.2023 ā 07.10 ā Intelligenza artificiale. Se ne parla molto, se ne discute, ci si fanno i primi esperimenti piĆ¹ o meno velleitari, ciascuno secondo le proprie capacitĆ , e soprattutto ci si spaventa. Non vale per tutti chiaramente, nĆ© qualsiasi atteggiamento di cautela verso questa esplosione tecnologica va etichettato alla voce luddismo, ma un margine di scetticismo, che talora muta nel timore di una rivoluzione inarrestabile, ĆØ, se non condivisibile, comprensibile. Nelle ultime settimane anche chi ĆØ meno addentro a queste faccende avrĆ sentito parlare di ChatGPT, bloccata ā o per meglio dire, autosospesasi ā in Italia in seguito a un provvedimento del Garante della Privacy, āpreoccupatoā per il trattamento dei dati raccolti da OpenAI, lāorganizzazione che ha sviluppato il progetto. Emergenza rientrata nei giorni scorsi in seguito a qualche piccolo accorgimento del colosso americano per fare fronte agli ammonimenti del Garante.
Ma cosāĆØ Chat GPT? Ć un chatbot, cioĆØ un programma disegnato per simulare una conversazione con un utente, basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico sviluppato da OpenAI, unāorganizzazione fondata nel 2025, tra gli altri, da Elon Musk. Al netto delle contingenze, quello delle intelligenze artificiali ĆØ un tema attuale ma soprattutto sarĆ attuale domani e ignorarlo o remare allāindietro di fronte a unāinnovazione di tale portata ĆØ praticamente impossibile. O meglio, lo ĆØ a patto che non si decida di restare fuori dal mondo come hanno fatto in Corea del Nord, Russia e pochi altri selezionatissimi paesi. Infatti a fronte del recente intervento del Garante, cui ĆØ seguita la sospensione del servizio in Italia, molti analisti hanno denunciato il rischio di perdere un treno fondamentale dellāinnovazione. OpenAI e la sua interfaccia ChatGPT non sono giochini per simulare un motore di ricerca āinterattivoā, ma strumenti dalle potenzialitĆ gigantesche giĆ in uso per attivitĆ quali la programmazione, lāanalisi dei dati e degli investimenti, ma anche in ambito medico-scientifico. Le intelligenze artificiali in via di sviluppo, o le reti neurali, non trovano la sola applicazione nei chatbot, tuttāaltro. Basti pensare allo sviluppo di programmi in grado di ricostruire la struttura di qualsiasi proteina semplicemente partendo dalla sequenza aminoacidica, come nel caso di DeepMind, progetto dellāorbita Google.
CāĆØ un altro punto, cui non si bada a dovere. Quello dellāintelligenza artificiale ĆØ un mondo agli albori, le cui potenzialitĆ sono inimmaginabili e i margini di miglioramento enormi. Ravvisarne i limiti ad oggi o irriderne le debolezze (e ce ne sono molte!) ĆØ quantomeno ingenuo, come lo sarebbe stato farsi beffe dei computer negli anni 50 del secolo scorso. Se cāĆØ una certezza che abbiamo su questi sistemi, ĆØ che la loro precisione non puĆ² che avanzare e il loro margine di errore ridursi.
CiĆ² detto, non mancano le criticitĆ concrete, sia in prospettiva che nel presente. Essendo questi strumenti in grado di produrre materiali (testi, algoritmi, programmi, procedimenti industriali) partendo dalla āconoscenzaā e dalle informazioni che raccolgono, che sono giocoforza in costante espansione, possono essere applicati per sostituire il lavoro umano. Senza entrare nella futurologia e oroscopare perdite di posti di lavoro, cosa che per altro accade spesso nel momento in cui interviene una nuova tecnologia, e non ĆØ necessariamente un male, ĆØ piĆ¹ delicata la faccenda se si ispezionano le minacce piĆ¹ pressanti: dalla comunicazione allāinformazione fino allāistruzione. Se da un lato non ĆØ difficile immaginare il giovane studente svogliato che delega alla macchina virtuale la compilazione dei compiti per casa o dei progetti di ricerca, anche il settore dei media potrebbe subire un cambiamento. Cosa impedisce la costruzione di siti o āgiornaliā la cui attivitĆ redazionistica sia demandata a unāintelligenza virtuale? E nel caso, quale sarebbe il risultato?
Evidentemente allo stato attuale ĆØ impossibile immaginarne i risvolti, anche se non ĆØ improbabile che prima o poi si arrivi al punto in cui una macchina sarĆ in grado di svolgere questi compiti meglio di un umano. Le intelligenze artificiali infatti, raccogliendo ed elaborando il mare magnum di conoscenza che trovano in rete, commettono ancora molti sbagli. Ma non sarĆ sempre cosƬ. Oltre alla possibilitĆ di errori piĆ¹ o meno grossolani, fino a che punto ĆØ immaginabile che una macchina possa operare una selezione critica delle fonti o porre dei paletti allāelaborazione delle informazioni, siano essi etici, legali, o di qualsiasi sfumatura rientri nella sensibilitĆ umana? Evidentemente, oltre al problema dellāobsolescenza del contributo umano, quel che potrebbe cambiare ĆØ il modo stesso di produrre informazione.
Ad alzare la guardia sulle prospettive future ci ha pensato Geoffrey Hinton, informatico e pioniere delle ricerche sullo sviluppo dellāapprendimento automatico, intervistato nei giorni scorsi dal New York Times. Se oggi le AI sopravanzano le facoltĆ umane solo nella quantitĆ di informazioni, ha spiegato Hinton, in futuro saranno in grado di elaborare criticamente i dati e sviluppare ragionamenti piĆ¹ complessi, apprendendo rapidamente dagli errori e dai progressi lāuna dellāaltra. āDato il ritmo dei progressi, ĆØ prevedibile che le cose migliorino abbastanza velocemente, dunque dobbiamo preoccuparceneā.