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lunedì, 17 Febbraio 2025

Giorgia Tripoli (Insieme Liberi) candidata alla Presidenza del FVG: “Siamo contro le cattedrali nel deserto”

29.03.2023 – 15.45 – “Ci chiamano le forze politiche del dissenso, ma io preferisco chiamarle del buon senso”, esordisce Giorgia Tripoli, candidata alla presidenza della Regione FVG, per introdurre l’insieme di forze politiche e associative che per la prima volta sotto l’ombrello di “Insieme Liberi” si presentano congiunte alle elezione regionali: Ancora Italia, Italexit per l’Italia, Movimento 3V, Movimento Gilet Arancioni, Popolo della Famiglia, Lista Civica Cambiamenti per Cervignano, Il Quadrifoglio, Alister, Solidar, Sindacato dei Popoli Liberi, Comitato Tutela Salute Pubblica Fvg e Comitato Personale UniUd contro il Green Pass. Un manifesto politico che riporta ad una visione olistica del vivere con un ritorno dell’”essere umano al centro”, che si batte per la difesa dei diritti costituzionali, la possibilità di scegliere liberamente indipendentemente dalle possibilità economiche, e si oppone fermamente alla speculazione finanziaria causa della mortificazione dell’economia reale.

Avvocato perché ha deciso di candidarsi?

Alle elezioni politiche di settembre, nonostante le richieste dei cittadini, i vari movimenti in quel momento non erano riusciti ad allearsi sotto un unico cappello. Dopo le politiche è stato costituito un tavolo di lavoro, che ha lavorato intensamente per mesi, per poter arrivare ad una sintesi dei propri credo, in cui tutti hanno rinunciato ai loro simboli ed a proporre un loro candidato. Al momento di fare un nome per il candidato alla Presidenza del Friuli Venezia Giulia, sembra che, in modo corale sia stato fatto il mio nome; quindi mi hanno contattata e spiegato il progetto. Come avvocato lavoro da tanti anni nell’ambito della difesa dei diritti, e questa proposta mi è sembrata un naturale proseguo rispetto a ciò a cui mi dedico, motivo per il quale ho accettato.

In modo concreto quando parla di semplificare le procedure burocratiche inerenti ai servizi al cittadino, cosa intende?

Noi abbiamo due grossissimi problemi in questo momento: esiste una fascia di persone che hanno grosse difficoltà ad accedere ai servizi eccessivamente digitalizzati e moltissime aree che non sono coperte dalla banda larga e quindi isolate. Rispetto al primo punto, non potendo più tornare indietro con riferimento alle procedure di accesso ad alcuni servizi come banalmente lo SPID, vorremmo poter aiutare tutta quella fascia di persone che hanno reali difficoltà ad accedervi. Abbiamo molti ragazzi che non riescono a trovare lavoro, molti disoccupati o persone impiegate in lavori socialmente utili che potrebbero diventare dei tutor da affiancare a quelle persone, per aiutarle in tutte quelle procedure informatiche che possono rappresentare un limite. Lì dove invece la connessione internet non arriva o è troppo lenta, mantenendo isolate molte zone periferiche del Friuli Venezia Giulia, è assolutamente necessario implementare la rete di fibra ottica.

Quando invece parla di sburocratizzare le procedure dell’Amministrazione Pubblica?

Siamo sommersi da procedimenti burocratici che producono sprechi; quindi, per quanto riguarda il tema della burocrazia è necessario fare un’analisi puntuale e dettagliata per capire dove sono gli sprechi, dove ci si perde nei vari rivoli per cercare di semplificare il più possibile. È necessario tagliare passaggi, avere negli uffici una persona fisica che si prenda in carico il procedimento e le pratiche individuali in modo da avere un unico referente, velocizzando così le procedure. Quindi anche qui avere dei responsabili di procedimento per ogni pratica amministrativa o burocratica che si debba fare. Questo presuppone una riorganizzazione dell’Amministrazione Pubblica dove tutte le risorse umane attualmente impiegate vengano ricollocate in modo più efficace.

Quando parlate di immissioni cancerogene nell’aria, cosa intendete?

Innanzitutto, bisogna fare una distinzione tra immissioni di CO2 nell’aria, in cui l’Italia per quanto riguarda le immissioni globali internazionali mondiali pesa solo lo 0,38 per cento, ed immissioni cancerogene. Investire solo per diminuire le immissioni di CO2 e non analizzare il problema delle sostanze cancerogene immesse nell’aria ci sembra un controsenso. Allo stesso modo è un’ipocrisia pensare di sostituire le macchine con auto elettriche quando per la creazione delle batterie, in cui scorrono ioni di litio, si deve ricorrere per l’estrazione a miniere illegali dove c’è uno sfruttamento disumano della manodopera. In Congo per estrarre il cobalto, che è un componente fondamentale delle batterie al litio dei nostri cellulari, i bambini vengono fatti lavorare 12 ore al giorno in condizioni indescrivibili.  Bisognerebbe riflettere su quanto questa meravigliosa idea di un’Europa green sia a discapito di altri che ne pagano le conseguenze. Senza contare che in FVG abbiamo sedici grosse imprese che nel loro ciclo produttivo, attraverso i termovalorizzatori, bruciano anche rifiuti immettendo nell’aria diossine, PCB (policlorobifenili) e polveri sottili, tutte sostanze cancerogene. Ora bisogna chiedersi come mai siamo la regione in Italia con la più alta percentuale di tumori in una popolazione che non raggiunge il milione e duecentomila abitanti.

Cosa intendete quando parlate di promuovere l’agricoltura biologica, che di per sé stessa implica costi elevati sia nella coltivazione sia nell’acquisto dei prodotti?

Noi vogliamo sostenere tutte le famiglie affinché possano accedere ai prodotti dell’agricoltura biologica, svestendola dall’attuale dimensione di produzione di nicchia rivolta a pochi privilegiati. Nel nostro programma ci saranno delle azioni per sostenere l’agricoltura locale e a Km0, che sia il più possibile biologica. Nel momento in cui si favoriscono le aziende locali con bonus, sgravi fiscali alla stregua delle famiglie che comprano a km0, ad un certo punto, si creerà un circolo virtuoso per cui inizieranno anche a calare i costi. Un’altra cosa sulla quale puntiamo è la creazione dei GAS, dei gruppi di acquisto sostenibile che siano supportati a livello regionale e facciano da volano e tramite ai prodotti locali. Attraverso l’acquisto di grosse quantità di prodotti, le persone potrebbero così comprare prodotti di qualità a costi più ragionevoli.

Sempre più spesso le piccole realtà agricole non riescono a sopravvivere, come mai in questa regione non viene quasi mai utilizzata la forma giuridica del contratto di rete?

La domanda farsi in questo senso è quante piccole imprese la conoscono? Quanto è stata pubblicizzata e spinta e quanto aiuto c’è stato da parte delle istituzioni per promuoverla? Quando noi parliamo di favorire e dare supporto vuol dire anche questo, aiutare le persone ad accedere a forme convenienti di collaborazione e mettere a disposizione risorse al fine di conseguirle. Ad esempio, in questo caso, avrebbe senso, sempre nell’ottica di aiuto all’accesso ai servizi, aprire un apposito ufficio che si occupi di questo tipo di contratto e che segua le piccole imprese che vi vogliono aderire dall’inizio alla fine.

Rispetto all’istruzione dite di voler creare un sistema scolastico pluralista e indipendente nel quale convivano più indirizzi pedagogici. Mi può spiegare questo punto?

Non c’è un sostegno da parte della Regione per le famiglie che vogliono scegliere percorsi di scuole alternative attualmente private e spesso con costi proibitivi, come la Steineriana, la Montessori, la scuola Internazionale ecc. Noi vorremmo poter integrare queste modalità d’istruzione alla scuola pubblica, creando così coesione e scambio. Ciò abbasserebbe i costi dando la possibilità ad ognuno di scegliere liberamente il percorso di studi dei propri figli. Per noi è fondamentale il concetto di libertà di scelta esteso a tutti, non solo alle persone che se lo possono permettere.

Rispetto alla sanità quali azioni vorreste intraprendere?

Invece di avere un’unica azienda sanitaria territoriale provinciale che gestisce gli ospedali periferici, intendiamo dare ad ogni singolo presidio ospedaliero la propria dignità e autonomia senza che debba dipendere necessariamente in tutto e per tutto dal nosocomio di zona più competente, anche riaprendo i pronto soccorso nelle zone di montagna e nelle zone disagiate. I presidi non possono essere unicamente dei satelliti dell’ospedale più vicino. Tra questi vi sono Maniago, Gemona, Cividale, Palmanova ecc.

Cosa intendete quando parlate di promuovere stili di vita salutare?

Oltre al discorso che abbiamo fatto prima sulla possibilità di creare i GAS per l’acquisto dei prodotti e quindi dare la possibilità a tutti di comprare prodotti sani a km0, vogliamo sensibilizzare la popolazione su cosa vuol dire realmente avere una corretta alimentazione e promuovere il welfare diffuso. Riteniamo indispensabile promuovere iniziative, come attività motorie condivise e all’aria aperta, che diventino anche momento di socializzazione soprattutto per gli anziani e i giovani. Un modo efficace per combattere la solitudine dei primi o l’isolamento sempre più incalzante dei secondi. Vorremmo poter integrare con aiuti regionali la medicina ufficiale alla medicina tradizionale (alternativa), affinché il concetto di prevenzione delle malattie di cui tanto si parla non rimanga solo sulla carta. Sempre di più le persone, non trovando risposte nella medicina ufficiale, ricorrono a cure alternative come l’osteopatia o la chinesiologia pagando privatamente. Un altro punto per noi prioritario è lo sport. Anch’esso deve poter essere praticato da tutti e non solo un privilegio di pochi. Sono molte le famiglie che, avendo più figli, in questo momento fanno fatica ad iscriverli anche a sport che un tempo erano estremamente accessibili come il nuoto, il calcio o l’atletica.

Quando parlate di boicottare a tutti i livelli il Pnrr, cosa intendete?

L’80% del Pnrr è a debito; quindi, poi questi soldi andranno restituiti. Se si progettano opere infrastrutturali che sembrano cattedrali nel deserto, che non servono a nessuno, per di più irrealizzabili da aziende friulane o addirittura italiane, e quindi non portano ricadute economiche sul territorio, si trasformano solamente in debito. Un esempio è l’ovovia di Trieste, non serve a nessuno, la maggior parte dei triestini non la vogliono, ma sono già stati pagati milioni di euro solo per lo studio di fattibilità. Noi, sia chiaro, non siamo contro l’utilizzo ragionevole dei fondi del Pnrr là dove venga utilizzato per un’effettiva necessità, siamo contro al fatto di inventarsi opere inutili per utilizzare questi fondi.

Rispetto al sistema dei trasporti come pensate di risolvere il problema?

Il grossissimo problema del trasporto pubblico attualmente è la mancanza di personale dovuta a condizioni contrattuali obsolete, presupposti lavorativi disumani e un parco mezzi a dir poco primitivo. È una situazione che conosciamo di prima mano perché una nostra collega che si è candidata è un’autista. Hanno un orario di lavoro spezzato, che spesso non ti permette di tornare a casa ma ti obbliga a stare in giro per ore lì dove hai lasciato il mezzo dell’ultima corsa, prima di riprendere il turno. Questo a volte presuppone il fatto di stare fuori anche dodici ore. Hanno l’obbligo di legge di controllare i mezzi prima di far salire le persone e quindi recarsi senza retribuzione un’ora prima dell’orario di lavoro. Un altro dei motivi per il quale non vogliono fare l’autista è che la patente di guida costa tremila euro, somma che al giorno d’oggi si può considerare un investimento. Prima di pensare di sostituire i mezzi e aumentare le corse, bisogna trovare il modo per rendere il lavoro degli autisti più dignitoso e appetibile. Un’altra cosa sulla quale è necessario investire è nella manutenzione e risistemazione della rete ferroviaria per implementare le corse e i collegamenti sul territorio che, se resi efficienti, di per sé stessi sono sufficienti a coprire tutte le zone, e non solo pensare di aprire un traforo nuovo per realizzare la Tav.

Cosa intendete quando parlate di coinvolgimento dei giovani nelle decisioni politiche?

Vorremmo istituire, parlando prima con gli insegnati delle scuole, soprattutto quelli di educazione civica, un programma che avvicini i giovani alla politica. Un’idea potrebbe essere quella di proporgli di scrivere temi o rispondere a domande, anche in forma anonima, in cui possano esprimere la propria visione della società ed elencare le loro esigenze. Una volta raccolti i lavori e fatta una sintesi si potrebbero fare, in ogni istituto, delle assemblee insieme ai ragazzi per tirare le somme e coinvolgerli in un confronto. Una prassi che, se fatta in modo sistematico, nel tempo potrebbe addirittura diventare una materia scolastica.

[l.f]

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