12.08.2022 – 07:10 – C’è una strategia per incentivare il turismo slow e locale, anche nei piccoli borghi sperduti, in un modo sostenibile e rispettoso del territorio: gli alberghi diffusi. Immaginare di predisporre strutture faraoniche ad hoc, in località in cui i flussi sono variabili e ciclici, non avrebbe senso, né sarebbe economicamente vantaggioso per nessuno, mentre è assai più intelligente sfruttare quel che c’è, recuperando i vecchi edifici per trasformarli in luoghi di ospitalità. Va da sé che, rispetto ai modelli canonici, uno schema di questo tipo implichi un impatto a livello ambientale decisamente minore, anzi, instauri un circolo virtuoso di sostenibilità.
Ecco dunque come nasce un albergo diffuso. È un modello a rete di ospitalità, un concetto diverso da quelli che si sono imposti nel tempo, come gli hotel o i resort, che punta a sviluppare il turismo nei borghi e nei centri storici senza snaturarli, senza costruire niente di nuovo, ma ri-organizzando l’esistente. Un albergo diffuso recupera le case preesistenti di un borgo, come fossero le stanze di un hotel, ma distribuite sul territorio. Si viene a instaurare così una rigenerazione del luogo, soprattutto nei casi in cui la zona abbia subito nel corso dei decenni un processo di abbandono, ridandogli vita, contrastando lo spopolamento e alimentando al contempo la nascita di una filosofia di ospitalità. In generale un albergo diffuso va a inserirsi nel tessuto urbano di un paese, per cui le case che lo compongono si trovano disseminate tra quelle abitate dai residenti.
Una delle case fa da reception, esattamente come avverrebbe in qualsiasi struttura alberghiera, con spazi comuni e servizio di accoglienza, mentre gli edifici ancillari fungono da camera. Per il resto le cose non sono molto diverse da un normale albergo, per cui i clienti possono usufruire dei servizi come la pulizia quotidiana delle camere, l’assistenza, la colazione in camera eccetera, secondo l’organizzazione locale.
Piccola curiosità: la locuzione “albergo diffuso”nasce in Carnia nei primi anni ’80, non sorprende dunque che dalle nostre parti ci sia una sensibilità speciale verso questo tipo di soluzione. Per incentivare lo sviluppo di progetti di alberghi diffusi, la Regione FVG mette a disposizione dei contributi finalizzati alla “messa in rete dei servizi necessari all’accoglienza e alla commercializzazione del prodotto alberghi diffusi nonché alla valorizzazione della specializzazione dell’offerta da parte delle singole strutture”. Per presentare una domanda di accesso ai fondi c’è tempo fino al prossimo 20 agosto (le domande sono da inviare all’indirizzo pec [email protected]).