02.08.2022 – 07.10 – La corsa elettorale ormai prossima, giunta a seguito della crisi di governo estiva, apre numerosi interrogativi per gli elementi di quella Lega localistica, più vicina alle istanze del movimento dei suoi esordi che alla direzione nazionale di Matteo Salvini, i quali erano rimasti allineati alla linea del governo Draghi, con una sostanziale continuità con le tesi proposte, specie a fronte delle scadenze imminenti connesse al PNRR.
È il caso di molte figure del Nord Est: dal governatore del Veneto Luca Zaia, al ministro di origini lombarde dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, allo stesso governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Non devono allora sorprendere le dichiarazioni di Fedriga durante un’intervista della Stampa, dove si manifesta disinteresse nei confronti di un ruolo nel prossimo governo, dove i sondaggi sembrano preferire il centrodestra.
Meglio continuare sulla strada di una direzione locale: “Non farò il ministro. Rimarrò in Regione, se i cittadini mi rivoteranno nel 2023. Preferisco fare il presidente della mia Regione“.
Tuttavia, secondo il governatore, non si tratta di elezioni il cui esito appaia così ovvio, anzi: “Penso che non ci sia nulla di scontato, anche se i sondaggi ci danno la vittoria a mani basse. Dobbiamo lavorare, dare la certezza agli elettori che abbiamo persone capaci di mettere in pratica le cose, abbiamo gli esempi dei governi nelle Regioni e nei Comuni”.
Permane il rispetto verso l’ex Presidente del Consiglio dei ministri, nel contesto della crisi: “Lega e Forza Italia non potevano fare altro che dire ‘andiamo avanti, ma senza Cinque stelle’. Altre soluzioni sarebbero state pura anarchia e un danno per la reputazione di Draghi che ha capacità e autorevolezza enormi”.
Quest’ambizione “regionale” motiva probabilmente il libro in prossima uscita, ovvero “Una storia semplice. La Lega, il Friuli Venezia Giulia, la mia famiglia” (Piemme), un’opera autobiografica del presidente Fedriga dove viene ripercorsa la storia familiare del veronese trapiantato in Regione e, in particolar modo, il biennio pandemico appena trascorso.
“Non vuole essere qualcosa che insegna a qualcuno come si vive o come si fa politica – aveva commentato Fedriga a margine di Pordenonelegge, quand’era stata annunciata la data di uscita, fissata per il 13 settembre – ma un racconto che ripercorre soprattutto gli anni dall’esperienza Covid e poi profili personali”.
[z.s.]