12.07.2022 – 15:00 – Con un decreto di archiviazione, il giudice per le indagini preliminari di Udine, Mariariosa Persico, ha stabilito che la morte di Emanuele Calligaris, il maresciallo dei carabinieri deceduto il 16 marzo dello scorso anno a 11 giorni di distanza dalla somministrazione del vaccino Astrazeneca, non fu responsabilità del suo medico curante, il dottor Carlo Peano. Il Gip ha dunque accolto la richiesta del pm Lucia Terzariol. Emanuele Calligaris era deceduto all’età di 46 anni nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, dov’era stato ricoverato in seguito a un’emorragia cerebrale. L’azienda sanitaria, all’epoca dei fatti, aveva commentato che l’emorragia cerebrale è un evento comune, ragion per cui è difficile stabilire un nesso di causa con la somministrazione del vaccino.
In seguito al precipitare del quadro clinico, esitato poi nel decesso, la moglie di Calligaris aveva accusato il medico di aver sottovalutato i sintomi del marito: febbre, vertigini, nausea e mal di testa, trattati con una terapia sintomatica. Il Dottor Carlo Peano, allora attivo come medico di medicina generale a Cassacco, è mancato all’inizio della scorsa settimana a causa di un incidente domestico avvenuto nella sua casa di Treppo Grande. Nel caso di Callegaris, il Gip ha riconosciuto che l’evento trombotico sia stato causato dal vaccino, che avrebbe slatentizzato una patologia sottostante, come suggerito dalla perizia medico-legale affidata dal pm Terzariol al neurochirurgo Felice Esposito e allo specialista in medicina legale Antonello Cirelli. Tuttavia la reazione era del tutto imprevedibile e quindi non ipotizzabile dai medici che avevano in cura Calligaris, che non possono essere considerati responsabili per la sua morte. Inoltre, anche una diagnosi tempestiva non avrebbe cambiato l’esito dell’evento trombotico. La famiglia di Calligaris, come da sapere l’avvocato Roberto Mete, valuterà se chiedere un indennizzo tramite il fondo i danni da vaccino.