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sabato, 19 Aprile 2025

Udine: un progetto di reinserimento per contrastare la crisi carceraria

02.06.2022 – 07:10 – La situazione nelle carceri italiane è drammatica e in peggioramento. Dopo il 2020, anno in cui la pandemia ha comportato un alleggerimento della popolazione carceraria, i numeri sono nuovamente in crescita. L’Italia è uno dei paesi UE in cui la dimensione del sovraffollamento carcerario è più critica, solo il Belgio ha numeri peggiori. Come evidenzia il rapporto dell’Associazione Antigone, nelle prigioni italiane sono rinchiusi 54.600 detenuti, di cui solo il 38% è alla prima carcerazione. Il restante 62% è dunque recidivante, un dato che non depone a favore dell’efficacia delle misure riabilitative e rieducative e delle condizioni di reinserimento nella società una volta estinto il debito con la giustizia. Tra gli ospiti delle prigioni italiane, solo il 70 % dei detenuti ha subito condanne in via definitiva, mentre il 30 % è in custodia cautelare, percentuale scesa di dieci punti percentuali negli ultimi dieci anni. La quota femminile è complessivamente di poco superiore al 4% del totale.

È allarmante anche il dato dei suicidi tra i detenuti, che, benché siano passati dai 64 del 2020 ai 57 dello scorso anno, restano drammaticamente elevati: il tasso è 13 volte superiore alla società esterna. Nei primi 4 mesi del 2022, in Italia, 21 detenuti si sono tolti la vita. L’allarme non riguarda solo condannati in via definitiva con prospettive di reintegro nella società scarse o nulle, ma anche soggetti in attesa di giudizio in via definitiva. Mediamente il tasso di sovraffollamento nelle carceri è del 107,4% e raggiunge in alcune regioni italiane punte ben superiori, toccando, in certe zone della Lombardia, il 180%. Ciò significa che il numero dei detenuti è quasi doppio rispetto alla capienza stimata delle strutture.

Il problema del sovraffollamento riguarda anche la casa circondariale di Udine, che ospita al momento 138 persone, di cui 75 stranieri, a fronte di una capienza di 86. Una sproporzione che rende difficoltoso anche il reinserimento sociale dei detenuti, che sono in gran parte poveri, extracomunitari o persone scarsamente scolarizzate.

Anche per fare fronte a questo ostacolo, nei giorni scrosi il Comune di Udine ha presentato un progetto pilota di rieducazione e reinserimento dei detenuti. Il nuovo piano sarà inauguato dall’assunzione di un detenuto nella pubblica amministrazione, come bibliotecario nella struttura di via Spalato. È stato infatti firmato un protocollo d’intesa tra la Direzione Casa circondariale, il Comune di Udine, il Garante dei diritti dei detenuti, il CPIA e l’Associazione Icaro per fornire l’accesso al materiale delle bibiloteche anche alla popolazione carceraria. L’obiettivo è di favorire l’accesso delle pubblicazioni delle biblioteche del territorio da parte della popolazione carceraria, ma anche di organizzare e implementare quella dell’Istituto penitenziario.

La sottoscrizione del protocollo integra ulteriori misure di prevenzione e “recupero sociale” promosse dal Comune di Udine attraverso una specifica convenzione siglata con il Tribunale di Udine per l’accoglimento, presso la Biblioteca Civica e i Musei cittadini, di lavoratori di pubblica utilità, “messi alla prova”. Si tratta di una forma di risarcimento alla collettività in base alla quale, su richiesta dell’imputato, il giudice può sospendere il procedimento e disporre la messa alla prova subordinato all’espletamento dì una prestazione di pubblica utilità. Il lavoro di pubblica utilità consiste in una prestazione non retribuita in favore della collettività, nel rispetto delle specifiche professionalità ed attitudini lavorative dell’imputato.

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