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sabato, 19 Aprile 2025

Pandemia “effect” sul lavoro stagionale in FVG

17.05.2022 – 14.37 – La stagione estiva è alle porte e con essa, in Friuli Venezia Giulia, è arrivato il ripetuto allarme da parte del settore alberghiero e turistico che si trova in forte difficoltà nel reperire lavoratori stagionali. Una polemica in atto già da parecchi mesi, ma che adesso sta assumendo connotazioni più serie. Ad oggi continuano ad essere molte le strutture senza camerieri, cuochi, animatori e bagnini. Potremmo ricadere nel luogo comune che i giovani non hanno più voglia di lavorare e che le condizioni lavorative sono estreme. Argomentazioni sulle quali potremmo aprire un capitolo infinito. Tuttavia, è importante mettere in evidenza anche altri fattori che ne hanno determinato le cause. In primo luogo, come in molti settori, esiste il problema del mismatch, ossia della difficoltà di incontro tra domanda ed offerta. Ma non è questo che ha provocato, più che in altri anni, il forte calo di lavoratori stagionali. Secondo quanto riportato a Tg Rai FVG da Carlos Corvino, responsabile dell’Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro (ORML), tra le cause principali ci sono: dal 2020 si è registrata una grande mobilità professionale; sta emergendo una particolare situazione demografica; la tipologia del contratto intermittente.

Rispetto al primo punto è intuibile che l’incidenza della pandemia abbia portato con sé un cambiamento non solo economico ma anche di attitudine nei confronti del lavoro e della vita. A partire da 2020 è stata registrata una grande mobilità professionale e si è osservato un fenomeno prima di allora meno conosciuto, che è stato quello delle dimissioni volontarie per riallocazione in altri settori. Sicuramente l’incertezza che ci ha accompagnato in questi ultimi due anni e che tutt’ora ci rende vigili, ha fatto riflettere sulle proprie condizioni di vita in ogni ambito della sfera personale e lavorativa, cambiando in molti le priorità e la propria scala dei valori. Fenomeno che si è verificato soprattutto tra le persone impiegate a tempo determinato. In Friuli Venezia Giulia nei primi mesi del 2021, a fronte della diminuzione delle cessazioni e dei licenziamenti, le dimissioni sono state oltre 30.000 comprendendo quelle volontarie in senso stretto e quelle durante il periodo di prova, in aumento di oltre 11 punti percentuali rispetto al 2019 e del 42,4% rispetto al 2020. Situazione che nei primi mesi del 2022 ha avuto un ulteriore balzo percentuale del 45,6 rispetto alla media triennale. Confermando un trend di cambio di mentalità da parte dei friulani.

In modo specifico rispetto al lavoro stagionale, soprattutto nel 2020, quando l’incertezza su come e quanti esercizi sarebbero rimasti aperti, molte persone che facevano leva sulla stagione non sono riuscite ad avere un impiego e si sono spostate in altri settori in maniera stabile. Questo perché gli strumenti di protezione del reddito straordinari, come il blocco dei licenziamenti e i ristori, erano o per alcuni autonomi o per chi aveva un lavoro a tempo indeterminato. Questa mobilità ha provocato quindi la mancanza di una parte consolidata di quel tipo di lavoratori.

In riferimento alla situazione demografica è bene tener presente che in Friuli Venezia Giulia da tempo siamo soggetti ad un forte calo demografico. Negli ultimi 10 anni le persone sotto i 34 anni di età sono diminuite di 30.000 unità. Come ha evidenziato Corvino, “questo che è un elemento strutturale non è un problema, perché un problema ha una soluzione, e questa situazione demografica se avrà una soluzione sarà nel lungo periodo, ma al momento è un forte vincolo per ciò che concerne il mercato del lavoro”.

Da un punto di vista contrattuale l’analisi dell’Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro, oltre alle varie tipologie di contratto utilizzate dal settore turistico, si è incentrata sul fatto che il 75% dei contratti in ambito alberghiero o della ristorazione sono a tempo determinato o a intermittenza. Dove il primo per un tempo congruo di almeno tre mesi può portare ad un’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti, mentre il secondo difficilmente fa accedere a forme di ammortizzatori sociali come la disoccupazione.

[l.f]

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