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SarsCoV2: il risvolto dei casi asintomatici

12.05.2022 – 08.00 – Siamo a quasi due anni e mezzo dai primi casi documentati di SarsCoV2 in Europa. Da quel periodo a oggi, gli scienziati dei laboratori scientifici qui e nel mondo hanno cercato pazientemente di ammansire questo mostro, di scomporre l’inedito di questo virus, di rodere pian piano il mare di incertezza nel quale stavamo nuotando. Attraverso studi ed esperimenti sui primi pazienti, abbiamo cominciato a conoscere il comportamento di questo virus; disporre di set di dati sempre più ampi col passare delle settimane e dei mesi ci ha permesso di circoscrivere, definire, fare distinzioni sempre meno banali sulle dinamiche del contagio e sulle misure che aveva senso prendere per contenerlo. Con il lavoro congiunto di centinaia di team di ricerca, è stato possibile disporre di svariati vaccini in tempi straordinariamente brevi.

Eppure non bastano due anni per rimettere insieme tutti i tasselli di un puzzle così articolato, e la strada della ricerca è ancora aperta su numerosi fronti. Lo scorso 5 maggio su Genetics in Medicine è stato pubblicato l’ultimo studio che indaga i casi asintomatici di SarsCoV2. Lo studio è del gruppo del Ceinge-Biotecnologie di Napoli, in collaborazione con l’Università Federico II.

In anni di convivenza con il virus, abbiamo osservato come la reazione al contagio in termini di sintomi copra uno spettro ampissimo di possibilità: ci sono ovviamente i “fattori di rischio” per l’insorgenza di forme gravi della malattia (identificati molto presto con l’età avanzata e specifiche patologie, come l’ipertensione e le malattie cardiovascolari); allo stesso modo abbiamo pian piano scoperto che la maggior parte dei giovani non vanno incontro a forme gravi della malattia – con delle eccezioni di giovanissimi deceduti o ricoverati in terapia intensiva. E anche fuori dalla fascia critica dei soggetti a rischio, in maniera apparentemente casuale poteva capitare che una persona risentisse in maniera pesante dei sintomi tipici del Covid-19 e che altri invece ne assaggiassero solo pochi sintomi, in maniera blanda. Ci sono poi gli asintomatici, chi pur contraendo il virus non ha manifestato nessun tipo di reazione. E che ne è poi di chi si è ammalato di Covid senza manifestare alcun sintomo, anche in età avanzata? Lo spettro di casi spazzato dalla probabilistica del contagio è enorme, e senza un’indagine più profonda delle cause di questa varietà la risposta dei nostri corpi al virus potrebbe apparire un fatto randomico, l’ennesimo gioco del virus a cui dobbiamo rimetterci. “Per ora non ho sintomi, speriamo continui così!”, “Giusto un raffreddore, mi pizzica la gola”.

Per tentare di venire a capo di questo caos, la ricerca del Ceinge ha analizzato la categoria degli asintomatici. I risultati hanno contribuito a rafforzare un quadro che già iniziava a disegnarsi a settembre 2020, quando fu pubblicato su Science uno studio del Consorzio Internazionale di Genetica Covid hge. In estrema sintesi, lo studio affermava: la gravità dei sintomi da SarsCoV2 dipende da fattori genetici e immunologici. In particolare, la ricerca dimostrò che l’insorgenza di sintomi gravi della SarsCoV2 è dovuta a una reazione eccessiva del nostro sistema immunitario, che in risposta al virus iperattiva dei processi di autodifesa che si rivelano particolarmente aggressivi per polmoni, cuori e reni – e questo è il motivo per cui i pazienti gravi necessitano di ricoveri in terapia intensiva; nell’aggredire il virus, il loro corpo danneggia degli organi vitali.

Genetica e Immunologia sono anche le lenti del recente studio del Ceinge. È stato considerato un set di dati basato su 1121 individui, suddivisi tra asintomatici con meno di 60 anni (587), asintomatici con più di 60 anni (192), ospedalizzati (147) e casi negativi (195). Tutti i soggetti del dataset sono stati infettati in una piccola finestra di tempo intorno a marzo e aprile 2020, quindi probabilmente dallo stesso ceppo virale. Esplorando i dati genetici del campione, sono state individuate tre mutazioni genetiche rare responsabili dei casi asintomatici di Covid-19: Masp1, Colec10, Colec11; si tratta di proteine legate al riconoscimento cellulare. In che modo delle mutazioni genetiche possono indebolire la reazione del nostro corpo a un virus esterno, bloccando l’insorgenza di ogni sintomo tipico della malattia? “La nostra ricerca dimostra che, in presenza di determinate mutazioni genetiche, i geni coinvolti nell’attivazione della risposta immunitaria risultano meno reattivi e aggressivi”, ha affermato Mario Capasso, docente di Genetica medica alla Federico II coinvolto direttamente nella ricerca. Questo genera una risposta immunitaria al virus che è praticamente silente in termini di sintomi. Buona parte degli asintomatici del campione presentavano una delle tre mutazioni genetiche responsabili di questo ammorbidimento della risposta immunitaria. 

La ricerca dei Ceinge apre a nuove analisi nello studio delle reazioni al virus. Rilevante la scelta del team di rendere i dati della ricerca accessibili online a tutti i ricercatori del mondo, oltre che alla società civile – un atto di trasparenza di enorme valore, a maggior ragione trattandosi di una ricerca di interesse collettivo.

di Rossella Marvulli

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