12.05.2022 – 07.30 – Tre volumi con un cuore d’intenti. Parole ricamate con fine modestia e precisa stesura in quelli che sono stati gli intrecci, gli incontri e gli scontri di un paese spesso dimenticato, incastrato nei ferri delle contraddizioni più tipiche, dove la Carnia si realizza come terra di fatica, di cammini disarmanti, poetica fatta di inarrivabili parole, là dove bastano o devono bastare i gesti. Incontri & Intrecci di Fabio D’Andrea, pubblicato dalla casa editrice Andrea Moro Editore, è l’opera mai scritta su Rigolato, paese della Carnia che raccoglie in tre volumi per un totale di 1500 pagine solo alcune delle storie date dalle testimonianze dei suoi abitanti, dallo studio meticoloso dell’autore, dalla concessione di documenti rari e dall’attesa di risposte che non arriveranno mai, tra i morti di cui resta un alone di memoria. E allora bisogna scrivere per non dimenticare. Quale gesto più nobile si merita una comunità, un uomo, un paese se non la parola scritta che trasuda un definitivo senso di permanenza e di appartenenza?
Opera iniziata durante la pandemia, Incontri &Intrecci delinea un confine preciso in ogni volume per dare valore a ogni singolo argomento. Il primo fra tutti è Givigliana, la più alta frazione di Rigolato riconosciuta per il suo campanile, l’ultimo passo prima dell’abbraccio delle montagne salendo su, sempre più, in quelle strade ciottolate, rigide e strette. Terra di transito, di invasioni, di soprusi, una nicchia di vita baciata dal sole, dalla neve, dalla storia. D’Andrea passa per le case a chiedere spiccioli di memoria, osservando i movimenti degli abitanti quasi fossero roccia scolpita di quella terra considerata troppo piccola per essere così libera. Il cuore dell’opera nasce così, con Givigliana, libera e indomabile, per raccogliere poi le storie degli edifici che portano al secondo volume dell’opera: la casa sociale di Vuezzis, di Ludaria, di Valpicetto; la latteria di Rigolato e Magnanins, la latteria di Ludaria, il municipio, la scuola elementare di Givigliana. Tutti luoghi nati dalla fatica e da quell’atavico impegno del dovere, lo stesso che Fabio D’Andrea sembra scongiurare con questi tre volumi pregni di dettagli, scorci di caratteri, spaccati di memorie, impegni politici e sociali tra le gesta di chi non si arrendeva, ma lottava per costruire la Casa sociale di Vuezzis, pretendere l’educazione anche a Givigliana, sottolineare che la dignità non è una questione di carattere, ma di collettività. Infine, arrivano i luoghi, le persone e i percorsi nel terzo e ultimo volume dove laboratori di artigiani, osterie con i suoi osti e ostesse, i ritrovi nelle piazze sono la cornice di un sentire confermato dai poeti, dagli artisti e gli scultori, le anime sublimi che hanno cantato la bellezza di una comunità unendola per sempre nell’intreccio dei paesaggi scolpiti e sentiti, a volte maltrattati, ma mai traditi. Chi meglio degli artisti ha saputo innalzare i ricordi di questo paese intagliato nelle sue contraddizioni, spaccato a pezzi dalle miserie, dalla terra che non perdona, la montagna che ti osserva e ti mette alla prova. Stenti che hanno saldato la volontà di persistere nella tensione costante della crescita, spesso per rinuncia, ma comunque crescita per consolidare un sentire morale che avrebbe dato a Rigolato la cosa più ricercata da ogni essere umano: l’appartenenza.
Come sottolinea Fabio D’Andrea nella prefazione: “Una Comunità, come tutte del resto, densa di contraddizioni, ma fortemente caratterizzata da una ferrea volontà di resistere e combattere, che non s’arrende facilmente; che ha la capacità, pure, di soccombere con dignità.”
Per la prima volta, un’opera magna dedicata alla memoria di un paese, Rigolato, che si fa testimone e portavoce però di tutta la Carnia, non come esempio da seguire, ma come vetta da raggiungere ricordandosi ogni giorno, in ogni epoca, per ogni generazione che quello che conta non è la cima, ma il percorso; la semina, non l’albero; l’amore dato dall’attenzione, dal diritto di pronunciare il nome del proprio paese consapevoli di cosa è stato, cosa rappresenta e cosa diventerà. Per farlo, la memoria scritta ora esiste e continuerà solo se a comprenderla ci saranno le braccia e gli sguardi di chi non vuole dimenticare la propria identità, conscia del fatto che per far vivere la montagna l’individuo da solo non basta: per creare una rete serve un intreccio, per creare l’intreccio servono le mani, per unire le mani servono gli incontri.
[f.s]