06.05.2022 – 07:10 – Kaliningrad, l’exclave russa nel cuore dell’Europa, continua a rivestire un ruolo tattico centrale nel gioco di contrappesi tra gli stati dell’UE e Mosca. Lo è ancora di più oggi che ai tempi dell’URSS, quando pur ospitava la flotta navale sul Baltico, dacché Lituania, Lettonia ed Estonia e Polonia sono entrate nella NATO. Da quel momento l’ex Königsberg – che fu città europea fin nel midollo, basti pensare che vi nacque uno dei padri del pensiero continentale, Immanuel Kant -, divenuta poi Kaliningrad in onore del rivoluzionario Michail Ivanovič Kalinin, costituisce un avamposto cruciale soprattutto nella strategia di deterrenza. Non è un mistero che a Kaliningrad siano installati dei missili in grado di trasportare testate nucleari che nel giro di pochi minuti, o nei casi peggiori decine di secondi, potrebbero raggiungere la gran parte delle città europee. Ovviamente, fatta la tara dei meccanismi di difesa antimissilistica, che si spera siano il più efficienti possibili.
Ha destato dunque molta preoccupazione la notizia diffusa dal ministero della Difesa russo secondo cui le forze armate si sono esercitate in attacchi simulati con missili capaci di trasportare testate atomiche proprio a Kaliningrad. Il comunicato recita che la Russia ha praticato “lanci elettronici simulati di sistemi di missili balistici mobili Iskander con capacità nucleare”. Oltre cento militari sono stati coinvolti nelle esercitazioni, che hanno compreso anche azioni simulate in contesti di radiazioni e contaminazione chimica. Sono stati studiati attacchi singoli e multipli contro obiettivi come aeroporti e posti di comando di un finto nemico.
Benché l’uso della minaccia nucleare sia uno strumento forte di pressione del Cremlino sulle forze e sulle popolazioni occidentali, non si può escludere che tali spettri siano destituiti di fondamento, al netto del fatto che un attacco di questo tipo potrebbe condurre all’autodistruzione dei russi stessi.
Sembra tuttavia che nei discorsi ufficiali e ufficiosi dei vertici, ma anche della stampa, il fantasma atomico rispunti continuamente. Nei giorni scorsi il giornalista Dmitry Kiselyov ha mandato in onda in prima serata sulla TV russa una simulazione di un attacco nucleare contro la Gran Bretagna con il drone robot sottomarino Poseidon, in grado di innescare “uno tsunami radioattivo di 500 metri che farebbe precipitare la Gran Bretagna nelle profondità dell’Oceano”. Il punto è discernere cosa rientri nella propaganda e cosa nelle reali possibilità. Una distinzione fondamentale che si spera i vertici della difesa europea siano in grado di compiere con lucidità.