27.02.2022 – 07:10 – Nei giorni scorsi il generale Rustam Minnekayev si era lasciato scappare il progetto della Russia di allargarsi, attraverso il sud-est dell’Ucraina, fino alla Moldavia. Sarebbe così possibile ricongiungersi con la regione filorussa della Transnistria, dove sarebbero presenti minoranze russofone perseguitate. Tra lunedì e martedì sono state segnalate diverse esplosioni proprio nella regione separatista moldava, bollate come atti terroristici dal consiglio di sicurezza locale. Tra queste, alcune hanno colpito un edificio del governo a Tiraspol, cittadina di confine situata un centinaio di chilometri a occidente di Odessa. L’Ucraina ha imputato gli attacchi alle forze russe, accusandole di voler innescare un pretesto per estendere il fronte di guerra anche ad Ovest e stringere così le regioni sudorientali in una morsa.
Nella giornata di ieri il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, si è recato in visita a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, mentre domani andrà a Kyiv. L’obiettivo dichiarato del viaggio è trovare un punto di mediazione tra le parti che faciliti una soluzione del conflitto, magari fornendo a Putin una exit strategy soddisfacente. Le speranze che ciò possa avvenire sono tuttavia deboli alla luce delle dichiarazioni dello stesso Lavrov, il quale sostiene che, sebbene la Russia auspicherebbe una soluzione negoziata, sarebbe Zelensky a non volerla. Il ministro degli Esteri russo ha esteso la corresponsabilità dei fallimenti delle trattative alle nazioni occidentali: “Finché continueranno a consegnare armi, difficilmente i negoziati avranno buoni esiti. Noi siamo pronti a riprenderli se qualcuno presenterà idee interessanti” ha concluso Lavrov. Lavrov accusa insomma la Nato di essere entrata in guerra per procura, fornendo sostegno militare all’esercito ucraino, situazione che – ha paventato – potrebbe portare a un conflitto mondiale.
Non sono passate sottotraccia le parole del Segretario statunitense alla Difesa, Lloyd Austin, che insieme al segretario di Stato Antony Blinken ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kyiv. Lloyd Austin ha giustificato il sostegno alla resistenza ucraina al fine di “vedere la Russia indebolita al punto di non poter fare il tipo di cose che ha fatto con l’invasione dell’Ucraina. La Russia” ha concluso Austin “ha già perso molte delle sue capacità militari e molte truppe. Per essere chiari, non vorremmo che possa ricostruire rapidamente tali capacità”.
Anche la Gran Bretagna ha rivendicato la legittimità del sostegno militare all’Ucraina. Non si è fatta attendere la replica del Cremlino che, tramite la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zacharova, ha minacciato di colpire le linee di rifornimento di tali armamenti, fin dentro ai Paesi che li forniscono.