21.04.2022 – 07.20 – Il 13 aprile di quest’anno, la fotoreporter siciliana Letizia Battaglia ha lasciato la sua macchina fotografica per sempre. Per ricordarla, molte riviste letterarie si sono impegnate nel ripubblicare il suo impegno politico e sociale attraverso le sue fotografie.
Letizia Battaglia è dai più considerata un’artista che si è occupata di documentare le atrocità della mafia nella sua terra natale, la Sicilia, principalmente nella città di Palermo. Ad accompagnare il suo viaggio tra le oscenità dell’uomo e il suo obiettivo fotografico, c’è stata una grande vocazione all’aiuto degli ultimi, i reietti della società che, per comodità e per paura, venivano rinchiusi dentro i manicomi perché “diagnosticati” come folli. Ad attirare l’attenzione di Letizia furono principalmente le donne, rinchiuse e condannate alla dimenticanza per aver avuto l’audacia nel provare a essere libere. Negli anni Settanta, però, arrivò la legge Basaglia che impose un riassestamento di tutte le regole in vigore fino a quel momento.
Letizia Battaglia si impegnò nel creare attività di svago che spaziavano dalla musica punk allo yoga nel tentativo artistico di sostenere l’attenzione e la cura interiore di tutte le persone considerate folli. Ad oggi è doveroso ricordarla anche per questo, senza dimenticare i suoi capelli rosa in età avanzata, simbolo di rivoluzione alle sovrastrutture sociali; la sua scelta di una vita umile nonostante potesse vivere da borghese agiata; la sua dedizione costante nel cercare tra le cose nascoste la verità dei gesti attraverso la fotografia.
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