21.04.22 – 08.10 – Ad oggi parlare di depressione è sempre meno un tabù. Inutile ribadire come gli anni che vanno dal 2020 ad oggi siano stati traumatici per chiunque: l’avvento della pandemia da covid-19 e il conflitto in Ucraina scoppiato nel 2022 sono stati, e sono tutt’ora, un forte indice di instabilità, incertezza e, soprattutto, preoccupazione.
E se prima i crucci riguardavano la propria salute e le misure di restrizione per contenere l’emergenza sanitaria – che hanno modificato profondamente stili di vita e abitudini – oggi un nuovo ventaglio di timori deriva dalla guerra che si sta consumando in Ucraina ormai da fine febbraio.
E anche se in Italia è cessato lo stato di emergenza, si può chiaramente identificare una quinta ondata all’orizzonte: questa volta non di covid-19, bensì dei disturbi psichiatrici figli di questi anni di forte stress.
Una nuova emergenza “che affligge la mente”, come sottolinea Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) nonché direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, che registra un aumento del 26% della depressione e un +28% dei disturbi d’ansia.
Un problema che coinvolge tutta la popolazione, a discrezione dell’età, in primis le categorie più fragili, come anziani e giovani.
Per gli psichiatri, racconta Mencacci, “il lavoro è letteralmente esploso: un flusso continuo di persone in stato di iperallerta, ipocondria, depressione, perdita del desiderio di contatto con il mondo esterno, individui che si sono isolati e che magari hanno perso capacità cognitive perché lo stimolo del ‘cervello sociale’ non si è più attivato”; si tratta di un vero e proprio “fiume carsico di cui vediamo oggi solo gli effetti più eclatanti e ci interroghiamo, ad esempio, su quali saranno gli esiti a lungo termine per i giovani, drammaticamente intaccati da questa situazione”.
Una meta analisi su 29 studi che nel complesso hanno incluso oltre 80mila ragazzi, pubblicata su Jama Pediatrics, mostra chiaramente l’entità del problema, che ha caratura mondiale: un adolescente su quattro infatti presenta i sintomi clinici della depressione e uno su cinque presenta segni di un disturbo d’ansia. Numeri che si sono gonfiati drasticamente con l’arrivo della pandemia e che, con questa fragilità che sembra non interrompersi, rischiano di comportare gravi conseguenze sulla società del domani.
Perchè è proprio il ‘Long Covid della mente’ che preoccupa: uno studio pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, per il quale sono stati seguiti quasi 1500 bambini e adolescenti fino ai 30 anni, ha dimostrato come la presenza di sintomi persistenti di depressione in giovane età rischia di portare ad una vita adulta più difficile, in cui è maggiore il rischio di ansia, abuso di sostanze e perfino condotte criminali; è inoltre più elevata la probabilità di avere problemi di salute e relazioni sociali complicate. Ma non sono solo i giovani ad essere sofferenti, ma tutta la società: già in fase pre pandemica si stimava per la Penisola un bacino di 3,2 milioni di persone, di cui un milione con depressione maggiore.
“Quello che chiamo cattivo umore è in realtà una vera e propria malattia. Tuttavia non ha la forma di una vera e propria malattia, e dunque per secoli è stata relegata al rango di non-malattia” scrive Andrea Pomella nel romanzo di Einaudi ‘L’uomo che trema’ per raccontare la sua depressione. Un processo non facile, in cui l’autore descrive le sue crisi, i suoi stati d’animo, le visite psichiatriche, i rapporti con i suoi familiari: pagine che aiutano a sensibilizzare e, soprattutto, prendere consapevolezza di una malattia che in Italia colpisce oltre 11 milioni di persone.
La difficoltà nel parlare di questi temi, che fortunatamente si sta sempre più allentando, e la sottovalutazione collettiva dei pericoli legati alla vulnerabilità psichica, saranno al centro dell’appuntamento mensile con la lettura promosso da Conferenza Basaglia giovedì 21 aprile alle 18 tramite zoom (per partecipare inviare una mail a [email protected]) e diretta Facebook.
Con Andrea Pomella, vincitore del Premio Napoli 2019 per la narrativa, converserà Agnese Baini, esperta di comunicazione, che ha da poco terminato un Master alla Sissa con un lavoro su come la salute mentale viene rappresentata nella narrativa.
L’incontro nasce nell’ambito di “Testi/Pretesti”, un progetto finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, attraverso il quale si intende promuovere momenti di confronto sulle buone pratiche nella salute mentale, sulle politiche attive di tutela del benessere generale dei cittadini e sulle criticità che oggi abbiamo di fronte, sapendo che la pandemia ci ha reso tutti consapevoli della centralità del bene salute e del fatto che nessuno si salva da solo.
[c.c]