17.04.2022 – 12.30 – Chi ha detto che il sesso non possa essere considerato cultura? Anni di oscurantismo, repressioni e censure nel corso della storia hanno battuto il terreno per renderlo un vero e proprio tabù nell’immaginario collettivo, mistificandone quella che è la sua reale e originaria natura: condivisione e ricerca del benessere. Non è facile stabilire quando e perché il sesso sia diventato censura ma si può invece sostenere che sia comunque sempre stato in un certo senso parte integrante della cultura umana, alla luce del sole o meno. Dalla Venere di Willendorf, risalente a più di 20000 anni fa che risalta le prosperità della donna, associata al culto della madre e della terra, ai ciondoli fallici indossati dai popoli greco-romani rivolti ai culti della guerra, ma che gli uomini apprezzavano indossare anche durante ricorrenze erotiche o rituali afrodisiaci, fino a opere più recenti come dipinti, romanzi e pellicole cinematografiche. Ma quand’è allora che il sesso diventa cultura? E soprattuto, come? Dal momento in cui lo si accetta come un fenomeno naturale, senza negarne l’influenza che può avere nella vita collettiva, fino ad essere elevato ad arte e tutelato come patrimonio. C’è infatti chi ha superato l’imbarazzo dell’argomento, decidendo di preservare il patrimonio culturale dell’amore carnale, donandoci suggestivi scenari che raccontano una storia di piacere e pulsazioni mettendoli a disposizione del pubblico tra musei e gallerie.
Sex Museum di Amsterdam (Venustempel): si tratta del primo museo erotico della storia, inaugurato nel 1985 nella capitale olandese, vanta una raccolta assortita di opere, manufatti e multimedia inerenti all’amore carnale. Nato come una piccola raccolta di oggetti erotici del XX secolo, l’iniziativa ebbe in seguito un successo tale da spingere l’esposizione ad ampliarsi sempre di più tanto da ospitare 675.000 visitatori nel 2015.
Il museo guida il visitatore in un “eccitante” labirinto di camere e corridoi, in un viaggio attraverso ogni epoca, raccontando il sesso nella storia a 360°: dall’irrefrenabile desiderio edonista dei grandi personaggi della storia classica fino ai giorni nostri, passando per il repressivo medioevo e le nuove ondate di libertinismo nate dalla secolarizzazione post illuminista. Al piano terra si trovano ad esempio le gallerie dedicate a Giacomo Casanova, l’ineffabile seduttore veneziano amante delle ostriche e dei piaceri, a Donatien-Alphonse-François de Sade, il controverso marchese dell’edonismo spinto che non si poneva limiti nel dipingere il suo libertinaggio in prosa in modi a volte irripetibili, fino alle avventure di Fanny Hill Street, la celebre prostituta protagonista dei romanzi di John Cleland dal 1748 che diede luce alla prima pornografia in prosa e di conseguenza alle prime controversie e censure sul tema.
Sex Machine Musem: quando l’ingegno si unisce al piacere non può che nascerne una forma d’arte. Dal 2001 Praga con questo museo offre un suggestivo viaggio nella tecnologia sessuale, con oltre 350 artifizi umani dediti al piacere a cui si aggiunge la proiezione di film erotici d’epoca, nonché l’esposizione di una miriade di costumi.
Museum of Sex: noto anche come Mosex, nasce nel 2002 a New York dall’iniziativa di Daniel Gluck che colorì Manhattan con questo museo al fine di sviscerare e collocare il significato del sesso e la cultura che ne deriva nella storia. Interessante è il carattere libertino su cui è stata presupposta la nascita di queste stanze del piacere. Bisogna sapere infatti che la terra delle opportunità offre delle restrizioni ferree riguardo il distanziamento geografico dei luoghi di intrattenimento per adulti rispetto ai luoghi di culto religiosi ma nonostante ciò le autorità di New York accordarono il permesso di costruirlo entro 500 piedi da una chiesa e da una scuola. Nonostante i vari tentativi della chiesa di tacciare il suo scomodo vicino come “museo delle oscenità” oggi il Mosex continua ad essere attivo e chiama a sé una miriade di visitatori.
Good Vibration – Antique vibrator museum: situato a San Francisco (ma visitabile anche online) questo museo raccoglie le più svariate tipologie di vibratori collezionati nel corso di oltre vent’anni dal suo fondatore Joani Blank: dai modelli “pionieristici” utilizzati in ambito medico (il primo nel 1869) fino a quelli risalenti agli anni 70 quando, con la liberazione sessuale, iniziarono ad essere commercializzati per quella che è la loro effettiva funzioni di veri e propri ausili sessuali.
Jeju Loveland (Sud Corea): un moderno parco interamente dedicato al tema della sessualità divenuto una vera e propria attrazione turistica. Passeggiando nell’area è infatti possibile ammirare numerose sculture: opere che mirano a raccontare attraverso lo strumento artistico la sfera della sessualità nelle sue diverse sfaccettature. Non solo, all’interno del parco vi sono anche due spazi espositivi chiamati musei Baek-rok dedicati ad esposizioni di diverse tipologie tutte dedicate ovviamente al tema della sessualità, dalle collezioni di giocattoli erotici fino alle opere d’arte più fantasiose.
di Manuela Gallo