07.04.2022 – 07:10 – Dopo le dichiarazioni di Ursula von der Leyen, che ha parlato a nome della Commissione Europea, anche il presidente americano Joe Biden annuncia nuove sanzioni. Biden firmerà un ordine esecutivo che vieterà nuovi investimenti in Russia. Alla luce del fatto che Putin e i suoi uomini usano le famiglie per per nascondere i loro beni, le sanzioni statunitensi saranno rivolte contro i loro asset. Sono incluse nella lista le figlie del presidente russo Putin, Maria e Iekaterina, la moglie e la figlia del ministro degli esteri Serghiei Lavrov, l’ex primo ministro russo Dmitry Medvedev e l’attuale primo ministro Mikhail Mishustin. Tutti i beni che costoro detengono negli Stati Uniti verranno congelati e per loro non sarà più possibile effettuare transazioni finanziarie con le banche statunitensi. Anche due banche russe, la Sberbank e la Alphabank, saranno colpite, in accordo con UE e G7. L’obiettivo è destabilizzare il settore finanziario russo, che, come fanno sapere da Washington, si stima verrà intaccato almeno per due terzi del totale.
Mentre l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Onchr) stima in 1.563 le vittime civili dall’inizio della guerra ad oggi, di cui 130 bambini, Putin e il Cremlino continuano a respingere le accuse. In una telefonata con il rieletto premier ungherese Orban, Putin ha bollato i crimini di Bucha come “provocazioni rozze e ciniche” da parte dell’Ucraina. Sulla stessa frequenza la portavoce del ministro degli esteri Maria Zakharova, che nega ogni accusa e rimprovera a ucraini e occidentali di aver orchestrato una macchina di menzogne. Come fanno presente diverse istituzioni e organismi di controllo, le tesi russa non è sostenibile, considerando la quantità di evidenze, fornite sia dai testimoni che dai reporter sul campo, sia dalle immagini satellitari raccolte nelle ultime settimane. Orban ha riferito di aver chiesto a Putin un “cessate il fuoco”, ottenendo una risposta positiva ma “con delle condizioni”.
Non ci sono grandi novità dal fronte di guerra. I combattimenti nelle regioni orientali, che ormai sembrano l’unico obiettivo russo (realizzabile), si stanno inasprendo. L’esito in Donbass, Donetsk e Luhansk dipenderà a questo punto oltre che dalla potenza di fuoco russa, dall’efficacia e dalla quantità di armi che l’Occidente riuscirà a fornire alla resistenza.