07.04.2022 – 07.40 – “Il nostro obiettivo principale è la tutela del lago di Cavazzo, un problema emerso già negli anni ’90 ancora irrisolto, per il quale la Regione è pronta a fare la sua parte. Il Laboratorio lago dei tre Comuni è al lavoro e stanno emergendo delle possibili soluzioni che la Regione valuterà. Va comunque sottolineato che, da quanto emerso finora, la realizzazione del bypass non è la panacea di tutti i mali perché potrebbe portare altri inconvenienti”. E’ questa la strategia della Regione illustrata dell’assessore Fabio Scoccimarro emersa durante la convocazione della IV Commissione presieduta da Mara Piccin che puntava a un consuntivo dell’operato del laboratorio che vede coinvolti anche i sindaci dei comuni di Cavazzo Carnico, Trasaghis e Bordano oltre che ai presidenti della Comunità montana del Gemonese e della Carnia ed i Comitati per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento, per la difesa e la valorizzazione del Lago di Cavazzo e dei tre Comuni, per le strade Dolomiti e della Val Degano. Chiarimenti sono stati chiesti anche in merito al progetto di Siot per la realizzazione di un nuovo impianto a gas.
Al centro del dibattito, sollecitato dai consiglieri Massimo Moretuzzo (Patto), Mariagrazia Santoro (Pd) e Luca Boschetti (Lega), il futuro del lago di Cavazzo e l’operato del laboratorio con le necessità emerse dai rappresentanti del territorio a partire da due aspetti ritenuti cruciali: quello della realizzazione del bypass e quello della rinaturalizzazione del lago, senza dimenticare le potenzialità turistiche del bacino. Dopo gli interventi introduttivi dei consiglieri Moretuzzo e Santoro, hanno chiesto la parola anche Cristian Sergo (M5S) e Furio Honsell (Open) sollecitando così in maniera trasversale delucidazioni sull’operato del laboratorio e risposte concrete per un territorio che da troppo tempo è in attesa. Ad occupare parte del dibattito è stata l’attuazione della legge regionale 21 del 2020 sulle grandi derivazioni elettriche. “Per la questione bypass – hanno fatto sapere gli uffici della direzione Ambiente – il modello concettuale è chiaro a tutti, mentre la realizzazione tecnico-ingegneristica, gli impatti che ha sull’assetto impiantistico esistente non sono per niente banali e quindi sono da valutare vari scenari che poi porteranno a delle decisioni che devono tenere conto dei vincoli e degli atti esistenti”.
Un territorio, che per i rappresentanti dei Comuni e degli enti coinvolti, è stato sfregiato con la presenza della centrale, dell’oleodotto e l’autostrada e che ora vuole avere risposte concrete visto la nuova ipotesi dell’ampliamento della centrale con la realizzazione di una nuova struttura a Somplago con produzione di energia elettrica da fonti fossili. Risposte chieste anche dal sindaco Gianni Borghi di Cavazzo Carnico pronto a far scendere i propri cittadini in piazza per difendere la propria valle. “Basta parole. Oggi per una regione che guarda al futuro sono importanti i fatti, gli atti concreti che mettiamo in campo”. È intervenuto anche il consigliere Sergo che ha chiesto, a più riprese, “quante risorse siano state pagate dal gestore della centrale di Somplago per mitigare i profondi mutamenti delle condizioni ambientali portati dalla struttura sul territorio”. Honsell ha auspicato soluzioni più celeri: “Fino al 2029, anno della scadenza e assegnazione al nuovo gestore, non cambierà nulla per quanto riguarda la situazione del lago. Un bando di gara si potrà fare solo nel 2026, vanno anticipati i tempi”. Per Moretuzzo “bisogna dare un’accelerata a questo tema, e per questo i fondi necessari per fare un approfondimento definitivo, anche in occasione del rinnovo delle concessioni, è fattibile in assestamento”. Boschetti, infine, ha chiesto delucidazioni in merito al nuovo impianto a gas proposto da Siot che prevede il coinvolgimento dei territori di Cavazzo ma anche di Reana, Paluzza e San Dorligo della Valle. A tal proposito l’assessore Scoccimarro ha rimarcato come il progetto sia ancora al vaglio degli uffici di competenza.
“A tre anni dall’istituzione del Laboratorio Lago dei Tre Comuni, giunta attraverso un’apposita legge, non è ammissibile che non siano state prodotte soluzioni per garantire la rinaturalizzazione delle sponde e del fondale del lago, ridando spazio alle specie ittiche tipiche del luogo, anche in considerazione della valorizzazione turistica. La Regione dia una guida chiara al laboratorio e faccia sì che si fissino chiaramente tempi e modi per soluzioni che non possono più aspettare” ha scritto in una nota, dopo la seduta della commissione, la consigliera Santoro. “Spero non sfugga il fatto che la richiesta arriva da me e dal consigliere Boschetti. Questo dimostra la trasversalità di un tema – aggiunge l’esponente dem – sul quale non devono esserci bandierine, ma risposte. Innanzitutto, sorprende la mancanza di un presidente che guidi il laboratorio, che detti priorità e tempi degli interventi e che garantisca – prosegue Santoro – la presenza dei sindaci del territorio. E poi la mancanza di un mandato chiaro ai professionisti, visto che non si può affidare tutto a una forma volontaristica. Con lo stanziamento di un fondo di 50mila euro, infatti, il Laboratorio ha anche le risorse per procedere. Senza queste basi – conclude la nota del Partito democratico – non sarà possibile dare risposte attese da un intero territorio, lasciando invece il lago in un limbo, con le sue problematiche, dove pare che responsabilità e competenza siano sempre di qualcun altro e dove, di volta in volta, atterrano previsioni disparate”.
“Abbiamo posto due volte la stessa domanda, senza però ottenere risposta: quante risorse sono state pagate dal gestore della centrale di Somplago per mitigare quelli che vengono definiti dal Cnr profondi mutamenti nelle condizioni ambientali del lago, causati dalla costruzione della centrale idroelettrica di Somplago?” si chiede invece, sempre a margine della discussione in commissione, Sergo. “Un interrogativo che nasce dai rilievi geologici e geofisici del fondale – spiega l’esponente pentastellato – che, secondo il Cnr, hanno attestato una riduzione della temperatura delle acque, ma anche una variazione consistente della qualità e della quantità degli apporti sedimentari, criticità ambientali legate alle oscillazioni del livello con erosione delle rive e il depauperamento della fauna ittica. I canoni introitati dovrebbero contribuire al ripristino dell’ambiente ma, in questo caso, viene da chiedersi cosa sia stato fatto e da chi in tutti questi anni. Oppure, se ci si sia limitati a cercare possibili soluzioni da far ricadere sul futuro gestore che, grazie alla legge sulle grandi derivazioni idroelettriche voluta dal Movimento 5 Stelle, vedrà la partecipazione della Regione. A pagare saranno come sempre i cittadini; a ottenere i benefici, invece, i privati. Abbiamo chiesto anche – ricorda Sergo – perché i 50mila euro stanziati dal 2019 per pagare l’esperto designato dalla Regione al tavolo tecnico, denominato Laboratorio Lago dei Tre Comuni, risultino ancora a disposizione dell’Amministrazione regionale. Anche qui, però, non ci è stata data risposta. Infine, rimaniamo stupiti – prosegue la nota del M5S – per la presentazione di una mozione a sola firma del consigliere della Lega, Stefano Mazzolini, che chiede il ripristino della naturalità del lago. Cosa che si dovrebbe fare da almeno tre anni, anche grazie alle leggi regionali votate a sua insaputa. Quasi a voler a dimostrare che quanto fatto finora dalla Regione sia del tutto insufficiente ma, cosa ben più grave, che anche quanto fatto dai Comuni all’interno del Laboratorio sia insufficiente e che ci debba pensare il presidente Fedriga in persona. Come in altre realtà della nostra regione, anche per quanto riguarda quest’area siamo di fronte a un problema di sostenibilità dei singoli impianti – conclude Sergo – rispetto ai territori in cui si insediano o si ampliano realtà industriali. Questo vale anche per il Comune di Cavazzo, visto il progetto di Siot per un impianto a gas. Le linee guida ministeriali del 2015 consentirebbero alle Regioni la valutazione del cumulo degli impatti ambientali in aree già fortemente impattate; qui, dopo sette anni e svariati annunci, attendiamo ancora il recepimento di quanto prevede la norma nazionale”.
“Come Open Sinistra FVG abbiamo espresso la necessità di dare una risposta alla proposta espressa dai comitati di realizzare un bypass che non scarichi le acque della centrale idroelettrica di Somplago nel lago ma più a Valle nel Tagliamento.” ha spiegato invece in una nota Honsell. “Le analisi ambientali hanno infatti dimostrato che queste acque gelide e spesso fangose non permettono più la vita nel lago. Già in passato avevamo fatto delle interrogazioni per conoscere quali fossero i risultati del “Laboratorio Tagliamento” che era stato investito del compito di fare delle proposte al riguardo. Siamo stati “raggelati”, è proprio il caso di dirlo, dalla risposta dell’Assessore e dei suoi tecnici. Non saranno realizzati progetti prima della scadenza della concessione ad A2A della Centrale di Sompago nel 2029 e le specifiche saranno date solo all’alba del 2026 quando saranno, probabilmente, emessi i bandi di gara. Riteniamo – prosegue Honsell – non accettabile questo comportamento da parte della Regione FVG perché il lago dei 3 Comuni è un patrimonio turistico-ambientale che non può essere abbandonato nei prossimi dieci anni. Risulta quindi ulteriormente paradossale che l’unico progetto che si sta profilando sia quello di realizzare un’area industriale sulle rive del lago, così da permettere di realizzare un impianto di cogenerazione calore-elettricità a gas metano, nelle aree attualmente occupate dalle stazioni di pompaggio dell’oleodotto. Tale piano industriale totalmente negativo sotto l’aspetto ambientale sembra nascere solo da dubbi opportunismi finanziari.” conclude Honsell.
“La rinaturalizzazione del lago di Cavazzo deve essere riconosciuta come un obiettivo primario da parte dell’Amministrazione regionale. L’assestamento di bilancio, nel mese di luglio, sarà l’occasione giusta per investire risorse adeguate sulla ricerca e sull’avvio di progettualità per la costruzione dell’opera di bypass, necessaria a convogliare direttamente le acque gelide e torbide della centrale di Somplago. Diminuendo in questo modo l’impatto sul livello del lago, soggetto a forte oscillazione, sulla sua fruibilità turistica e sulle attività legate alla pesca”. Queste, invece, le parole di Morettuzzo. “La Giunta regionale ha disponibilità economiche mai viste negli ultimi anni: basti pensare ai 60 milioni di euro investiti sui poli sciistici e su impianti che rischiano di rimanere inutilizzati nel giro di pochi anni, visto che in buona parte di questi non sarà più possibile sciare come conseguenza dell’aumento delle temperature. Finora, invece, ben poco è stato fatto per mettere definitivamente in sicurezza il lago di Cavazzo – spiega Morettuzzo – dando seguito alle proposte del Laboratorio Lago dei Tre Comuni, tavolo tecnico istituito per individuare le criticità e proporre soluzioni finalizzate a recuperare le condizioni di naturalità e a garantire la fruibilità, anche a fini turistici, in conformità al Piano regionale di tutela delle acque. Non vorremmo – continua la nota del Patto – che il laboratorio fosse un diversivo per non dare seguito ad azioni concrete per la rinaturalizzazione e la fruibilità dello stesso lago. Significherebbe non comprenderne la strategicità per il rilancio della valle e della montagna in generale, ma anche per il sistema acquifero. Rinaturalizzare il lago oggi significa, infatti, anche immaginare un nuovo e diverso utilizzo dell’acqua per i sistemi irrigui e per produrre energia in modo sostenibile. Si tratta quindi di un caso paradigmatico per il ripensamento del modello di sviluppo regionale e, in particolare, dell’area montana. Una tempistica che, purtroppo, non ci stupisce. In merito al progetto della Società italiana per l’oleodotto transalpino per la realizzazione di un nuovo impianto di produzione di energia elettrica da fonti fossili a Cavazzo Carnico – conclude la nota – è necessaria chiarezza, soprattutto su un’infrastruttura che deve necessariamente essere oggetto di una riflessione condivisa e partecipata”.