06.04.2022 – 07.20 – Intervista a Carlo Sanna, responsabile del Canile Comprensoriale di Tolmezzo da cinque anni, sulla realtà dei canili e degli approcci necessari per l’accoglienza e la permanenza dei cani all’interno delle strutture. Carlo Sanna è anche educatore cinofilo, istruttore e mediatore zoonatropologico.
Quanti cani avete in sede? Avete una media stimata di cani che entrano in canile da voi ogni anno?
Per il momento abbiamo undici cani, ma in media ne gestiamo 14-15 tra cani in entrata e cani in uscita. Nell’arco di un anno capita anche un centinaio tra ricambi di cani. E’ molto.
Durante il periodo della pandemia gli abbandoni e/o le adozioni sono aumentate o diminuite?
In realtà è rimasto tutto più o meno stabile. Non ci sono stati abbandoni e pochi recuperi di cani su richieste di segnalazioni. Anzi, durante il Covid ci sono state adozioni. Ora, invece, gli stessi che hanno voluto l’animale lo ricusano perché non hanno più il tempo di prima.
E quindi in questi casi cosa succede?
Succede che noi ci adoperiamo per riprenderlo, reinserirlo nel contesto del canile con altri cani, aspettiamo che si riprenda dall’abbandono, a volte ci vogliono giorni a volte settimane. Tendenzialmente cerchiamo di non farlo passare per il canile di nuovo, ma di trovargli subito un’altra casa, con tutte le dovute premure e devo dire che di solito ci riusciamo. Altrimenti, come ho detto, lo teniamo con noi in canile e lo seguiamo anche nella riabilitazione.
In quanti siete a lavorare in canile insieme? Quali titoli ritieni servano per potersi approcciare al mondo dei cani?
Siamo in tre. Io e Ambra siamo educatori cinofili e istruttori. Io, Ambra e Silvia anche siamo mediatori zooantropologici. Io e Silvia ci siamo laureati in Filosofia a indirizzo zoonatropologico, una facoltà molto piccola e siamo fra i primi cinque presenti in Italia con questo titolo. E’ una disciplina che studio la relazione uomo-animale e si pone gli obiettivi di migliorare il rapporto con l’animale stesso ponendosi degli obiettivi chiari come l’inserimento nell’ambito familiare e sociale, l’utilizzo della relazione con l’animale per migliorare situazioni psicologiche sull’uomo, la comprensione della psicologia individuale dell’animale in relazione a quella dell’essere umano cercando di non far prevalere quest’ultima, ma cooperando le due parti allo stesso livello. Credo che un minimo di formazione per quanto riguarda il comportamento dei cani ci debba essere se una persona vuole lavorare in canile. A volte ci sono cani “difficili” che sono molto spaventati e tendono a mordere o a sfuggire o a sembrare aggressivi. E bisogna sapere come gestire queste situazioni, di certo non con bastone e botte. Per chi volesse fare un’esperienza di volontariato, come ne abbiamo avute tante finora, può però sempre contattarci. Qua di lavoro ce n’è sempre tanto, dal lavare le ciotole, pulire, riordinare, giocare con loro, il passeggio, l’interazione, tutte cose che portano alla conoscenza del loro mondo, al di là di lavorare a stretto contatto con i cani. Per quello ci siamo io, Ambra e Silvia.
Siete supportati da qualche ente?
La Comunità Montana che copre da Sappada a Tarvisio fino ad Artegna. Ma questo per quanto riguarda le segnalazioni, la copertura del territorio nel caso di urgenze e interventi, siamo aiutati da loro. Economicamente non possiamo ricevere sovvenzioni per contratto con la Comunità Montana. Il Canile è comunale.
Come si svolge una giornata in canile per voi che ci lavorate quotidianamente?
Prima di tutto si danno le pappe a tutti. Poi si lavano tutte le ciotole e i box e se ci sono, sistemiamo anche i gatti. C’è anche un piccolo gattile per gatti investiti, avvelenati e maltrattati. Qua in Carnia ci sono molti investimenti. Li curiamo e poi li rimettiamo in libertà. Collaboriamo anche con le colonie in aiuto e sostegno, nel caso servisse. Dopo le accortezze di prima necessità, iniziamo a osservarli per vedere come stanno, interagiamo con loro, c’è il passeggio con alcuni cani, con altri attività interattive a seconda anche dei disagi che hanno.
Quali sono i maggiori problemi che avete riscontrato sui cani che avete accolto?
C’è più maltrattamento di quello che si vede, ma bisognerebbe definire che cosa è il maltrattamento: non sono solo le botte, ma anche l’isolamento sociale, come i cani tenuti a catena o dentro i box, o lasciati in un piccolo giardino sempre da soli, senza nessuna interazione. Non abbiamo casi di abbandoni in Carnia e in Friuli, ma di ricusazioni. Vuol dire che una volta preso il cane in allevamento o anche in canile, per qualche ragione lo riportano indietro, di solito succede che scelgono un cane per estetica o per l’entusiasmo del momento senza pensare all’inserimento dell’animale nel contesto familiare e sociale della persona che lo prende con sé. Quando si rendono conto che è più impegnativo o complesso del previsto, in molti rinunciano al cane e ce lo portano in canile.
Cosa fate in questi casi? Qual è la reazione del cane?
Lo accogliamo, naturalmente. Il cane patisce il distacco; per i primi due giorni almeno non mangia e sta chiuso in box, riscaldato apposta poiché sappiamo che hanno la tendenza ad auto isolarsi, ma tendenzialmente poi si riprendono. Le attenzioni da dare perché questo avvenga però sono importanti e devono essere costanti. Il cane si basa su gesti di fiducia, gli stessi che in qualche maniera lo hanno confuso, quindi bisogna riabilitarlo alla normalità di un ambiente sano e tranquillo. Se poi vediamo che nell’inserimento in canile con gli altri cani, il cane in questione sta molto bene, spesso non lo diamo neanche in adozione. Questo dipende moltissimo dal carattere dell’animale e dal fatto che per prima cosa noi dobbiamo garantire il suo bene. C’è da dire che il cane ha delle capacità di adattamento straordinarie grazie a delle strategie innate che possiede, così come vediamo che spesso i cani tra di loro si aiutano moltissimo, grazie al linguaggio olfattivo, che hanno solo loro, e questo gli permette di accogliersi o respingersi autonomamente, ma sempre con la nostra supervisione.
Quali sono le necessità primarie che avete in questo momento?
Manodopera, volontari in gamba per pulizie e pappe affinché noi possiamo dedicare più tempo al lavoro sui cani o inserire i bravi volontari che vogliono proseguire nel percorso. Ci sono delle giornate aperte nel canile per mostrare la realtà che vivono gli animali. Serve per sensibilizzare e sono sicuro che avrà sempre senso farlo.
[f.s]