06.04.2022 – 08.00 – La guerra civile americana, avendo interrotto le forniture di cotone all’Inghilterra, suscitò a metà ottocento una corsa ai prodotti alternativi che permise il decollo dell’Egitto e della Cina; similmente l’invasione russa in Ucraina ha scatenato una ricerca di nuovi mercati e nuovi produttori; dal grano, all’olio, giungendo alla metallurgia.
In quest’ultimo caso una fornitura alternativa è stata individuata, nel caso dello scalo giuliano e specie nell’annesso porto di Monfalcone, nell’acciaio dal Brasile.
L’altro ieri è ufficialmente giunto il primo carico, trasportato dalla Wadowice II, una grande portarinfuse (bulk carrier) noleggiata per il tragitto dal Brasile alle isole di Capo Verde.
Dal nome del paese natale di Giovanni Paolo II, la Wadowice è un efficace esempio della nuova tipologia di navi destinata a giungere a Monfalcone: navi oceaniche, maggiormente familiari coi porti dei Hong Kong e New York che con la “piccola” Monfalcone.
La bulk carrier giunta l’altro ieri pesca 9 metri e 60; solitamente il pescaggio nel caso delle navi oceaniche può giungere a 12, 14 metri. La nota profondità dei fondali triestini aggira il problema; nel caso di Monfalcone rimangono validi gli ormeggi 7,8 e 9; infine, come osservato da Il Piccolo, rimane esclusa Porto Nogaro, la quale normalmente riceveva simili navi, ma alleggerite d’una frazione del carico grazie alla sosta a Monfalcone.
Il danno pertanto generato dall’interruzione della fornitura dell’acciaio russo e ucraino potrebbe, sul breve periodo, avvantaggiare Monfalcone: qui infatti si concentreranno tutte le navi oceaniche per alimentare i laminatoi friulani, bypassando molte delle soste intermedie presenti in precedenza. Considerando nel contempo le risorse allocate dal governo e le intenzioni della Giunta comunale monfalconese di scommettere sulle navi da crociera, il porto di Monfalcone potrebbe potenzialmente conoscere una forte crescita.
[z.s.]