03.04.2022 – 07:10 – “Oltre alla vittoria, il popolo ucraino non accetterà nessun risultato” dice Zelensky, intervistato da Fox News. Dichiarazioni legittime che rientrano nel gioco dei posizionamenti degli opposti schieramenti, tanto più alla luce del fatto che la Russia, forse indebolita, sembra incline a ripiegare sulle sole regioni orientali contese. L’Ucraina non è disposta a rinunciare a nessun territorio nazionale, a quanto ribadisce il presidente, che rinnova poi l’intenzione di entrare nella Nato. Scelta che, secondo Zelensky, renderebbe l’alleanza atlantica più forte. “Non siamo uno Stato debole. Non stiamo proponendo di renderci più forti a spese della Nato. Non saremmo un’aggiunta, ma una locomotiva”. Dichiarazioni dal valore più politico che programmatico, atte a ribadire una posizione forte di fronte a un invasore che spererebbe di trovarsi ad affrontare un avversario intimidito e rinunciatario, dopo cinque settimane abbondanti di guerra. La “riduzione” del conflitto nelle sole regioni sul confine est, oltre a sottintendere un eventale cambio di strategia di Mosca, rischierebbe di cronicizzare la guerra e trasformarla progressivamente in un conflitto di natura diversa.
Benché prosegua la posizione ufficiale di non interventismo occidentale, il Pentagono fa sapere che fornirà a Kiev fino a 300 milioni di dollari in più di aiuti militari, inviando anche armi di ultima generazione come i missili guidati da laser e droni kamikaze. Stando alle informazioni fornite da New York Times, dagli Stati Uniti arriveranno carri armati di fabbricazione sovietica per sostenere le linee di difesa nel Donbass. Considerando la minaccia delle armi chimiche, l’esercito americano fornirà all’Ucraina anche maschere anti gas e tute protettive. Il controcanto arriva dal Regno Unito, dove l’ambasciatore russo Andrey Kelin fa sapere che “L’artiglieria a lungo raggio e i sistemi antinave che Londra ha promesso a Kiev diventeranno obiettivi legittimi per le truppe russe se consegnati in Ucraina”.
Dal Cremlino tuttavia proseguono anche le minacce meno esplicite nei confronti dei vicini stati europei. Il portavoce del governo russo Dmitry Peskov avvisa: “Quando gli europei si riprenderanno dalla sbornia da bourbon americano, e realizzeranno finalmente che dovranno prendersi cura del futuro del nostro continente, Europa o anche Eurasia, ebbene allora arriverà il momento di rivedere i nostri rapporti e arrivare al dialogo, ma ciò non accadrà in una prospettiva di breve periodo”.