22.03.2022 – 7:10 – Mariupol, la città ucraina sudorientale che si affaccia sul Mar d’Azov assediata da giorni, è al collasso. I bombardamenti, sia da terra che da mare, hanno ridotto in macerie ampie porzioni della città, secondo alcuni report fino al 40%. Un disastro umanitario, con centinaia di vittime civili, ma anche un cambio di scenario per i combattimenti . Un campo di battaglia disgregato è difficilmente praticabile dai mezzi corazzati e dagli armamenti pesanti, mentre favorisce l’evoluzione del conflitto verso la guerriglia urbana. Scontri brutali ma circoscritti, quartiere per quartiere, casa per casa. E’ un primo passo verso quella temuta afganizzazione del conflitto che si paventa da settimane, eventualità sempre più concreta nel caso non si arrivasse a una soluzione rapida. Entra in quest’ottica il reclutamento da parte del Cremlino di milizie provenienti dalla Libia e dalla Siria, oltre al famigerato gruppo paramilitare Wagner, di fatto alle dipendenze dirette di Putin. Fonti ucraine riferiscono il ritiro delle truppe speciali cecene inviate pochi giorni fa dall’autoproclamato “padrone della Cecenia”, il sanguinario Ramzan Kadyrov. Nelle forze di resistenza operano invece milizie di provenienza eterogenea. Non solo il discusso Battaglione Azov, accusato (a ragione) di simpatie naziste, che conta circa duemila uomini, ma anche gruppi armati anarchici, ebraici, islamisti, antifascisti e altri che radunano volontari provenienti dall’Occidente. Evidentemente i conflitti di questo tipo finiscono per agglomerare gruppi contrapposti il cui unico scopo è annientarsi a vicenda, indipendentemente dal terreno di scontro. La conquista di Mariupol, che sembra dunque avvicinarsi, è ritenuta strategica da Putin in quanto faciliterebbe il collegamento tra le due repubbliche autoproclamate e la Crimea, oltre a garantire il controllo del Mar d’Azov.
Nel fascicolo sui crimini di guerra, che purtroppo si arricchisce giorno dopo giorno di nuove pagine, oltre ai bombardamenti su obiettivi civili a Kyiv (colpito, tra gli altri, un centro commerciale), arrivano notizie di stupri su donne ucraine. Continua a essere preclusa la fuga ai civili, visto che i corridoi umanitari ufficialmente disponibili sono tutt’altro che sicuri, soprattutto in direzione ovest.
Si fanno sempre più tesi e vicini alla rottura i rapporti diplomatici tra gli Usa, che chiedono agli alleati europei sanzioni più pesanti, e la Russia. Il ministro degli esteri ha convocato l’ambasciatore americano a Mosca John Sullivan per avvertire Washington che le relazioni tra i due stati sono sull’orlo del baratro. Nel frattempo è scaduto l’ultimatum russo a Zelensky, il quale ha rifiutato di firmare la resa di Mariupol in cambio dell’evacuazione degli abitanti attraverso i corridoi umanitari. Non è ancora dato sapere con quali conseguenze, quel che è noto è che i russi hanno minacciato una catastrofe umanitaria.