17.03.2022 – 7:10 – Mentre Vladimir Putin continua a scansare le responsabilità della Russia, alimentando la propaganda interna che vorrebbe giustificare l’attacco all’Ucraina come “un’operazione atta a garantire la sicurezza”, e punta il dito contro le sanzioni occidentali, continuano gli attacchi del suo esercito contro obiettivi civili. Secondo “The Kiev Independent”, dieci vittime sarebbero cadute sotto al fuoco russo mentre erano in fila per il pane, mentre altri civili sono stati bersaglio di fumogeni durante una manifestazione per la pace. Quanto ai combattimenti, è notizia di ieri la morte di Oleg Mityaev, il quarto tra i generali dell’esercito russo a perdere la vita da quando è iniziata la guerra. Non che questo abbia rallentato l’azione di assedio delle principali città ucraine, su tutte Mariupol e Odessa, ritenute di importanza strategica per via dell’accesso al mare. Proseguono infatti gli attacchi, sia per terra che navali, contro i due centri ucraini. Benché le truppe russe continuino ad avanzare, non controllano ancora nessuna città di rilievo. La resistenza del popolo ucraino e le inefficienze tattiche e logistiche dell’esercito invasore stanno rendendo le operazioni militari meno efficaci di quanto a Mosca sperassero.
La notizia del giorno è la timida apertura del Ministro degli Esteri Lavrov a un possibile accordo tra le parti. Ipotesi rafforzata dall’indiscrezione del Financial Times che annuncia l’esistenza di una bozza in quindici punti per un accordo di pace. Restano quelli noti da tempo i cardini delle richieste russe: neutralità, rinuncia ad aderire alla Nato e riduzione della forza militare. Intanto il presidente ucraino Zelensky si è rivolto al Congresso statunitense, ribadendo la richiesta di attuare una no fly zone, auspicio che difficilmente verrà accolto dalle forze Nato, poiché acconsentire a tale richiesta rischierebbe di accelerare l’escalation del conflitto che si sta cercando di evitare in ogni modo. Tuttavia, in reazione al discorso del presidente Zelensky, Biden ha annunciato l’invio di armi antiaeree a lungo raggio e di 800 milioni in aiuti all’Ucraina.
Tra le altre conseguenze delle sanzioni occidentali c’è la decisione di Putin di pagare le cedole sui bond in valuta locale, cioè in rubli, cosa che secondo l’agenzia Fitch porterà al default non appena saranno trascorsi i 30 giorni del periodo di grazia che segue alla scadenza delle cedole stesse, quindi con tutta probabilità già dalla prima metà del mese di aprile.