16.03.2022 – 07.50 – Le prime conseguenze del conflitto Ucraina-Russia si fanno sentire sulle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia, tanto sul piano pratico quanto su quello “morale”, con la crescente sfiducia da parte delle aziende che temono il potenziale impatto del conflitto, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. A dare un quadro della situazione è l’analisi fatta dall’Osservatorio congiunturale curato per Confcommercio FVG da Format Research.
Se nell’ultima parte del 2021 i ricavi avevano “tenuto”, i primi mesi del 2022 registrano infatti già un rallentamento riguardante il commercio “non-alimentare”. In particolare, la sfiducia e la preoccupazione delle imprese rispetto al futuro è riscontrabile nel dato che vede il 44% di quest’ultime giudicare “rilevante” il potenziale impatto della guerra, con conseguenze negative sulla propria attività: il 6% lo ritiene “molto rilevante”, mentre il 38% “abbastanza rilevante”. L’indicatore congiunturale della fiducia delle aziende per il 2022 passa così da 42 – previsione precedente lo scenario di guerra – a 22, nell’attuale situazione: ad essere atteso inoltre è un possibile -11% dei ricavi, con una maggiore preoccupazione registrata da parte degli operatori della logistica e dei trasporti, categorie che più temono le conseguenze collaterali del conflitto.
In questo contesto pesano sensibilmente la crisi energetica e l’aumento dei prezzi: se già alla fine del 2021 si era assistito ad un rialzo dei costi praticati dai fornitori, la previsione a fine marzo 2022 rimanda a un quadro di gran lunga peggiore, con l’82% delle imprese che lamenta un incremento dei prezzi di servizi di energia elettrica e gas già dalla fine dello scorso anno, a cui si aggiungono anche i costi praticati dai fornitori della logistica (dichiarati dal 63% degli intervistati). Oltre il 60% degli operatori teme inoltre l’aumento del prezzo delle materie prime.
In questo contesto, la quota di imprese del terziario che si recano in banca per chiedere credito cala leggermente, assieme alla quota di risposte positive; la paura inoltre è anche quella relativa alla “durata”, con il timore di non riuscire a ripagare il debito nei tempi pattuiti. I dati di Bankitalia relativi al credito concesso alle imprese del terziario evidenziano un incremento dell’ammontare complessivo dei prestiti in essere rispetto al periodo pre Covid, anche se in leggera flessione negli ultimi mesi 2021: a novembre del 2021 era pari a 5,5 miliardi (270 milioni in più, ovvero un +5%, sul periodo pre Covid).
Una situazione non rosea, che se a inizio anno poteva far presupporre una risalita – con lo spiraglio della fine dell’emergenza sanitaria – ora, con il conflitto a Est, fa precipitare nuovamente le aziende in un clima di incertezza. Le imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia, spiega il direttore scientifico della società di ricerca Pierluigi Ascani, “temono di perdere il terreno recuperato con fatica dopo due anni di pandemia. Del resto, l’aumento abnorme delle bollette energetiche e dei costi dei fornitori, i consumi che non ripartono pesano sui conti delle imprese”. “Con aumenti consolidati e bollette rincarate che penalizzano pesantemente le imprese e mortificano il potere d’acquisto delle famiglie, viviamo una congiuntura di rinnovate criticità – aggiunge il presidente regionale di Confcommercio Giovanni Da Pozzo, con i colleghi presidenti di Gorizia Gianluca Madriz, di Pordenone Fabio Pillon e di Trieste Antonio Paoletti –. Eppure, veniamo da un 2021 in cui è aumentato il numero delle imprese del terziario nuove iscritte in Fvg”.
[n.p]