15.03.2022 – 14:30 – In attesa di dirimere la questione circa le opere di provenienza russa esposte, la mostra “La forma dell’infinito” ospitata nelle sale di Casa Cavazzini viene prolungata oltre la data di chiusura prevista del 27 marzo. Come ha annunciato Don Alessio Geretti, prosegue la collaborazione con il Comune di Udine che ha garantito al pubblico una rassegna d’arte “ricca e avvincente”, recepita da subito con entusiasmo dalla cittadinanza friulana nonostante le limitazioni e le difficoltà imposte dalle contingenze pandemiche. La mostra ha accolto finora 3-4000 visitatori ogni settimana, con tutte le conseguenti difficoltà nel fare fronte alle moltissime richieste di partecipazione. Per questo motivo il Comune e gli organizzatori hanno dapprima deciso di estendere gli orari di visita anche al lunedì mattina e alla sera (ore 20:00) fino al giovedì. Il venerdì e nel weekend l’orario di apertura va dalle 9:00 alle 22:00.
Alla luce del grande successo, la mostra viene prorogata fino a domenica 10 aprile. Ci saranno quindi altre due settimane inizialmente non previste rese possibili dalla disponibilità dei musei e delle fondazioni proprietarie delle opere esposte, che hanno concesso la proroga. “Non era scontato che i prestatori si dicessero disponibili e che le opere lo fossero anche dopo la scadenza” aggiunge Don Geretti. “Sono solo quindici giorni ma rendono possibile accogliere le tantissime richieste del pubblico. Casa Cavazzini è sotto un gradevolissimo assedio”.
Un’ulteriore questione riguarda le opere provenienti dai musei russi di cui si è molto dibattuto negli ultimi giorni. A Casa Cavazzini sono ospitate nove opere di pittori russi, ma non tutte sono proprietà di musei afferenti a quel mondo: alcune appartengono a istituzioni occidentali o a privati, per cui non risentono delle problematiche di questi giorni. E’ notizia ormai di pubblico dominio che, su impulso del Ministero della Cultura russo, i tre musei moscoviti che hanno concesso complessivamente sei opere alla mostra udinese hanno inviato una comunicazione in cui, manifestando il loro stesso imbarazzo e dolore, si trovano nelle condizioni di chiedere la restituzione delle opere in anticipo rispetto alla chiusura della mostra. In nome dei buoni rapporti tra le istituzioni e della ragionevolezza delle parti, gli organizzatori hanno cercato di instaurare un dialogo per mediare tra le diverse esigenze ed evitare la consegna anzitempo. La questione è tuttora aperta a diversi livelli ed è difficile prevedere quando e come le opere torneranno in Russia.
Lo stesso Don Geretti si è messo in contatto con l’ambasciatore presso la Santa Sede Alexander Avdeev, già ministro della cultura, che si è speso per oliare i rapporti tra Mosca e Udine in modo da favorire una chiusura positiva della trattativa. Non è dunque escluso, almeno per il momento, che le sei opere rimangano a Udine fino al 10 aprile. Così non fosse, ci sarà comunque la possibilità di inserire altre quattro opere in loro sostituzione. Per ora la mostra continua comunque ad avere 45 opere esposte, di cui 11 pressoché sconosciute al pubblico, di autori di prima importanza come Claude Monet, Paul Cézanne, Alfred Sisley, Henri Matisse, Dante Gabriele Rossetti, Michail Nesterov, František Kupka, Vasilij Kandinskij, Aristarch Lentulov, Natal’ja Gonarova, Odilon Redon, Maurice Denis, Jacek Malczewski, Mikalojus Čiurlionis, Nikolaj Rerich, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Pablo Picasso, Emilio Vedova, Ernst Fuchs, Hans Hartung e altri ancora.