05.03.2022 – 07.20 – Il problema del sovraffollamento nelle carceri continua ad essere il primo ed il più grave dei problemi. Una situazione che porta con sé conseguenze in diversi ambiti: rapporti tra detenuti portati all’esasperazione; autolesionismo; difficoltà nello svolgimento del proprio lavoro da parte della polizia penitenziaria; complicazioni nell’intraprendere attività che consentano ai detenuti di seguire percorsi di recupero. In Friuli Venezia Giulia la casa circondariale che maggiormente risente di queste problematiche è il carcere di via Spalato a Udine. La struttura predisposta per detenere 86 persone in questo momento si trova con 146 occupanti. Questo vuol dire che nelle celle ci sono il doppio o il triplo delle persone. Una situazione che si è aggravata maggiormente durante il periodo della pandemia, sia per la necessità del distanziamento per evitare i contagi, sia per la messa in atto delle misure anti-Covid in uno spazio claustrofobico. Di fatto è stato necessario arrivare ad utilizzare le celle di isolamento come aree di quarantena preventiva precauzionale per nuovi ingressi e per i positivi. A tutto questo si aggiunge il problema endemico della mancanza di educatori che sta rendendo sempre più insostenibile la fattibilità dei percorsi rieducativi, necessari soprattutto in una struttura prevalentemente occupata da persone povere, straniere e tossicodipendenti con una possibilità di reinserimento meno complessa. Il carcere di Udine ne ha solo uno che arriva da Treviso e lavora part-time 18 ore alla settimana.
Questi sono i temi principali emersi ieri durante la conferenza stampa indetta dal Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Udine, Franco Corleone. Il quale ha presentato la relazione semestrale e una serie di iniziative collaterali. All’evento ha partecipato anche il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin. Franco Corleone ha espressamente lanciato un appello affinché, dopo una chiusura di due mesi causa Covid, si possa riacquistare una dimensione di vita collettiva che rispetti i diritti pervisti dalla Costituzione e soprattutto giochi la carta del reinserimento sociale. “Su questo devono essere impegnate le istituzioni, il Comune, la Regione, il volontariato e l’Amministrazione penitenziaria, ma soprattutto va garantito il diritto alla salute perché ci sono troppi casi di autolesionismo e di persone che stanno male e che devono avere una assistenza specialistica”. Secondo la Legge sull’ordinamento penitenziario 2022, non solo” il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”, ma “gli istituti penitenziari devono essere realizzati in modo tale da accogliere un numero non elevato di detenuti o internati”. Proseguendo nella lettura della Legge è facilmente intuibile come la maggior parte delle prescrizioni del suddetto regolamento siano solo sulla carta, perchè la cruda realtà della vita in carcere è ben lontana dall’idilliaco panorama che viene descritto.
Da parte di Zanin è stata espressa la fervida volontà del Consiglio regionale di operare affinché queste persone non vengano considerate come degli ultimi, ma rispettate in quanto esseri umani secondo i principi fondamentali contenuti nella Costituzione. Sarà quindi prioritario per il Consiglio verificare quali possibilità la legislazione offre “per favorire la soluzione della piaga del sovraffollamento che conduce a condizioni di pericoloso stress, provocando anche atti di autolesionismo e condizionando fortemente le menti dei carcerati”
Corleone durante la conferenza ha esposto un programma articolato in tre sezioni (“Il carcere dopo il Covid”, “Il bilancio dell’attività del 2021” e “L’Agenda del 2022”). A fine incontro ha condotto le autorità a visitare la nuova palestra, allestita grazie al contributo di alcuni donatori, al terzo piano della struttura nell’ex cella 17. “Sono stati mesi molto duri – ha spiegato Corleone – con 23 ospiti e 7-8 agenti contagiati. È stata necessaria una quarantena per contenere il focolaio. Ora c’è la volontà di mettersi tutto alle spalle e di riprendere il cammino per costruire il dopo Covid. Tuttavia, rischiamo l’esplosione con 146 presenze e una capienza di 86 posti, scesa a 80 per l’inagibilità di tre celle. Perciò, ho chiesto di evitare arresti in carcere per reati non gravissimi, adottando invece altre soluzioni”.
“L’analisi di ambito locale fatta dal Garante – ha rimarcato Zanin – può essere replicata anche per le altre carceri della regione. Uno dei problemi è il sovraffollamento, insieme alla necessità di percorsi di reinserimento e di formazione, basati su formatori ed educatori. Una risorsa umana che, tuttavia, manca: mi farò parte attiva con il Garante regionale dei Diritti della persona, Paolo Pittaro, per studiare un meccanismo che possa supportare queste necessità con le risorse a disposizione dell’Assemblea legislativa, perché questo incide sulla salute mentale e il carcere deve avere una funzione di riabilitazione, non solo di pena”. A conclusione Zanin ha posto l’attenzione anche del forte interesse da parte della Regione Fvg nei confronti delle strutture e della polizia penitenziaria che vi opera con una scarsezza di risorse, tema sul quale sarebbe necessario che lo Stato intervenisse.
[l.f]