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sabato, 19 Aprile 2025

Industria FVG: relazioni con la Russia spazzate in un soffio

04.03.2022 – 07.30 – In epoca pre Covid non mancavano i convegni tra i grandi gruppi industriali del Nord Est e gli esponenti delle aziende russe; e nel 2019, nell’ambito delle collaborazioni con la Serbia, si era addirittura ipotizzato un corridoio Trieste-Mosca per i treni merci. Un mondo di relazioni spazzato via dal conflitto in atto tra Ucraina e Russia; ma per un vasto apparato di industrie, specie siderurgiche, attive nella Regione Friuli Venezia Giulia permane l’interrogativo di quali commesse e progetti verranno accantonati, se non persi. E con essi posti di lavoro locali e possibilità di crescita globali.
Il primo, grande, nome col quale ci si confronta è quello della società Danieli di Buttrio, in provincia di Udine, che aveva perseguito in Cina e in Russia una politica d’impetuosa crescita, con la realizzazione di acciaierie d’ultimo livello. L’ultima nella Federazione, risalente al 2020, aveva fruttato 430 milioni di euro, con un valore d’occupazione di duemila operai. Lo stesso laminatoio Danieli-Metinvest inizialmente progettato nella zona delle Noghere avrebbe utilizzato l’acciaio grezzo russo e i profilati ucraini; tutto accantonato, ad uno primo sguardo, nonostante le trattative serrate. In Ucraina, a propria volta, Danieli si era accordata per costruire un laminatoio a freddo nella zona di Mariupol, oggigiorno sotto assedio dalle forze russe.
Altrettanto impegnata con la Russia era la ditta Rizzani de Eccher, nota a Trieste per essere subentrata nella costruzione dell’ala mancante dell’Ospedale di Cattinara. La ditta udinese aveva vinto una commissione, in collaborazione con la Francia, per la realizzazione di parte dell’impianto satellitario russo. High technology, per la quale de Eccher avrebbe molto da perdere: il quartier generale della Rizzani è a Mosca e molte delle succursali dell’azienda rimangono in Russia, dalla Siberia agli Urali.
Anche la finlandese Wärtsilä, nonostante l’impegno a livello globale, era una delle aziende leader per i generatori elettrici in Russia, con diverse commesse all’attivo.
E l’Ucraina? La Cimolai di Pordenone aveva costruito quello stesso sarcofago di Chernobyl del quale se ne temeva la distruzione nelle prime fasi del conflitto; e in Russia a propria volta la Cimolai costruisce le sue caratteristiche strutture in acciaio, tra le quali ricordiamo la torre “più alta e futurista del mondo”, come pubblicizzavano le brochure turistiche, il Lakhta Center a San Pietroburgo.

[z.s.]

Zeno Saracino
Zeno Saracinohttps://www.triesteallnews.it
Giornalista pubblicista. Blog personale: https://zenosaracino.blogspot.com/

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