20.02.2022 – 11.30 – Una fresca sera di primavera, due amici vanno a spasso a rubare. I furti che commettono sono “aggravati”, cioè, vengono commessi con delle modalità particolari, che li rendono particolarmente riprovevoli. L’art. 625 del Codice Penale italiano indica quali sono gli elementi di particolare gravità dei furti: ad esempio, se il colpevole si introduce in un’abitazione, o usa violenza sulle cose, o porta con sé armi o narcotici. Ma anche rubare con destrezza, farlo in gruppi di almeno tre persone o fingendosi un pubblico ufficiale è un’aggravante. La lista continua: rubare il bagaglio ai viaggiatori, rubare sull’autobus o sottrarre almeno tre mucche comportano un aggravamento del reato.
Torniamo ai nostri due amici. Uno si reca alla stazione e ruba una valigia a un turista distratto. L’altro va nei pascoli, si finge pubblico ufficiale e scappa con tre bovini. Ma vengono arrestati entrambi e condannati. E, qui, quello che si è fregato la valigia comincia a lamentarsi. Perché? Perché, osserva, il suo amico è stato condannato a una multa inferiore, pur avendo commesso un furto più grave. Lui, rubando la valigia, si era “limitato” ad una sola aggravante, mentre il suo amico, fingendosi pubblico ufficiale e sottraendo tre mucche, ne aveva realizzate ben due.
Quindi, abbiamo un furto “monoaggravato” e un furto “pluriaggravato”, puniti in due modi diversi. Per il furto monoaggravato è prevista una multa “da euro 927 a euro 1.500” mentre per quello pluriaggravato è prevista una multa “da euro 206 a euro 1.549”. Guardando il minimo della pena, il ladro alla stazione si becca la multa da 927 euro, mentre quello dei pascoli di soli 206 euro. È giusto così? Conviene compiere furti particolarmente gravi per pagare multe inferiori in caso di condanna? La questione viene sottoposta alla Corte Costituzionale, cioè ai giudici che devono valutare se le Leggi sono state scritte rispettando le regole della Costituzione italiana. In questo caso, viene loro chiesto se le multe, così previste nel Codice Penale, sono corrette.
La Corte Costituzionale osserva che la pena, così calcolata, solo apparentemente non rispetta la gravità dei furti, poiché la “sanzione pecuniaria”, cioè la multa, non è l’unica condanna cui va incontro il ladro. Infatti, l’art. 625 del Codice Penale prevede anche la “reclusione da due a sei anni” per il furto monoaggravato, ma la “reclusione da tre a dieci anni” per quello pluriaggravato. Certo, prendendo in considerazione solo la multa, gli importi previsti dalla legge non sono congrui ma, tenendo conto anche del fatto che il ladro viene condannato ad un periodo di reclusione, i conti tornano: chi commette un furto particolarmente grave, pagherà una multa meno salata, ma rischia un periodo in prigione molto più lungo. Con ciò trovandosi un equilibrio nella pesantezza delle pene. (Corte Costituzionale n. 136/20).
[g.c.a]