15.02.2022 – 07.20 – Biodiversità, memoria, benessere e apertura verso la città sono i temi presentati ieri dagli studenti del corso di laurea Magistrale di Architettura dell’Università di Udine, per il progetto di valorizzazione del patrimonio esistente dell’area di Sant’Osvaldo (zona un tempo occupata dall’ex manicomio) e di rigenerazione dell’ex parco. All’interno di idee innovative, tuttavia, si è mantenuta la volontà di preservare gli elementi naturali e artificiali della struttura manicomiale originaria. L’occasione di questo studio, che ha creato una forte sinergia tra Politica, Sanità e Ateneo, ha lo scopo di dare vita e maggiore fruibilità ad un centro di riferimento per i cittadini. Il lavoro è il risultato di una sperimentazione didattica inserita nell’accordo tra l’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) e l’Ateneo udinese. La possibilità di avere a disposizione menti fresche e svincolate da ciò che normalmente condiziona la professione dell’architetto già avviato, ha portato ad analizzare con occhi più liberi non solo aspetti sociali, culturali e ambientali ma anche il concetto di salute mentale e di come sta cambiando. Viceversa, per questi giovani studenti, è stata una grande opportunità di sperimentare e sviluppare le proprie idee su di un caso applicato concreto e molto complesso. L’area dell’ex manicomio ha un valore molto importante per Udine in quanto memoria di un’architettura storica della città e ricordo di un passato di marginalità dovuto alla presenza di un manicomio. Tutt’ora che il complesso non esiste più come tale aleggiano nell’aria sentimenti collettivi contrastanti. Attraverso i tre progetti presentati, la Regione cercherà di individuare quali potranno essere le soluzioni più adeguate affinché diventi un pezzo importante della Sanità territoriale sui cui investire i 25 milioni destinati a questa porzione di città.
La presentazione è avvenuta nel polo scientifico dei Rizzi dell’Università degli studi di Udine in presenza del vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi, del rettore Roberto Pinton, dei direttori generali di Asufc, Denis Caporale, e di Arcs Giuseppe Tonutti, di Giovanni Barillari assessore alla Sanità del Comune di Udine e dei professori Giovanni La Varra e Christina Conti.
“Le tre proposte presentate oggi – ha sottolineato il vicegovernatore – offrono interessanti spunti di riflessione per mettere a terra un progetto puntuale che riqualifichi l’area tenendo conto del valore della memoria, del benessere e consenta una maggiore fruibilità della zona da parte della cittadinanza. Vedo la capacità e l’intuizione dei ragazzi di rendere più vivibile il comprensorio di via Pozzuolo abbattendo quel muro fisico e mentale che nel passato ne ha impedito la fruizione: è una conquista culturale sulla quale dobbiamo insistere”.
“Ho creduto fin dall’inizio alla necessità di rigenerare questa parte simbolicamente rilevante per la città – ha commentato Riccardi ringraziando tutte le parti coinvolte nel progetto -. Con quest’operazione mettiamo insieme le esperienze di diversi soggetti: dall’Ateneo udinese alla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, dall’Azienda sanitaria al Comune di Udine fino all’Azienda regionale di coordinamento per la Salute (Arcs) e alla Direzione sanitaria regionale. Si tratta di uno sforzo importante con un metodo altrettanto rilevante capace di arricchire un progetto complesso per dare risposte alla popolazione, di generare riflessioni anche sul valore della salute mentale e sui cambiamenti intervenuti nel tempo oltre che sugli aspetti sociali e ambientali. Un metodo che consente di stimolare i giovani ad individuare soluzioni creative per questa parte importante della città”.
“Sono molto soddisfatto della convergenza di intenti e di idee di questo progetto in cui ricerca e didattica si mettono a disposizione di un’esigenza nata dal territorio, attraverso una collaborazione virtuosa tra istituzioni”, ha sottolineato Pinton, che ha anche evidenziato quanto sia importante “sviluppare il progetto all’interno di un laboratorio di ricerca in cui gli studenti hanno la possibilità di avere il riscontro pratico e applicativo nella società di quanto studiato nelle aule universitarie”. “Oggi iniziamo un percorso in cui l’Azienda sanitaria crede molto dove l’Azienda e l’Ateneo possano lavorare insieme anche al di fuori del mondo sanitario in senso stretto”, ha affermato Caporale, sottolineato l’intenzione di accelerare i tempi “per portare avanti una collaborazione così importante per il quartiere e l’intera città di Udine”.
Nel primo progetto, Into the wild, vi è l’attenzione alla biodiversità e al sociale di servizi al cittadino per attività ricreative e di ospitalità “con e per” gli animali domestici. L’ex quartiere psichiatrico di Sant’Osvaldo, secondo la proposta, innestandosi in una posizione periurbana lambita a Nord da tessuti edilizi e circondata a Sud-Est da brani di tessuto agricolo, rappresenta un’occasione interessante per sperimentare forme wild-life di parco urbano. L’idea che anima il secondo progetto, Giardino delle memorie, è quella di trasformare l’ex complesso psichiatrico in un giardino per archivi con l’obiettivo di rivitalizzare la cittadella di Sant’Osvaldo occupando le strutture non destinate alla sanità con “abitanti inanimati” ossia oggetti da dover conservare, tra di loro eterogenei per consistenza, forma, epoca e spazialità. Fotografia, architettura, memoria manicomiale e amministrativa sono le categorie archivistiche individuate, ognuna delle quali si innesta nei padiglioni che nel miglior modo si prestano ad accoglierle. L’ultimo progetto, Città dello sport e del benessere, mira invece a ricontestualizzare l’ex complesso psichiatrico di Sant’Osvaldo trasformandolo in un centro sportivo multifunzionale anche con funzione medica riabilitativa, per una utenza locale e sportiva internazionale.
[l.f]