03.02.2022 – 07.30 – Si dice che chi ha spirito sportivo non abbia bisogno di competere. Ma, come spesso accade, lo sport è simbolo di rivincita e non solo competizione. Claudio Palmulli è prima di tutto uno sportivo. Ed è affetto da tetraparesi spastica neonatale. Da un decennio è impegnato nella pratica sportiva legata al sociale: il suo libro “(Dis)abilmente amici”, scritto a quattro mani con l’autore triestino Alessandro Gargottich, parla delle sue battaglie, che trovano sfogo nella sua passione più grande, la corsa. L’impegno, la fatica, le emozioni e le soddisfazioni, grandi e piccole, di Claudio sono tutte racchiuse nel volume disponibile ora online e in libreria. Un percorso che segue la vita di una persona affetta da disabilità, e che riesce, con dignità e autonomia, a raggiungere ogni obiettivo. Gli autori seguono il percorso, gli amori, le emozioni, i momenti più sentiti della storia sportiva di Claudio Palmulli.
Claudio, quando inizia la tua passione sportiva?
La mia storia sportiva inizia 10 anni fa. Pesavo 105 chili e sono andato a New York con una amica: per attraversare la città dovevamo superare un ponte molto ripido. Ho provato a fare la salita da solo: l’ho percorsa cinque o sei volte nei dieci giorni di soggiorno in America. Ai tempi vivevo a Roma, e ho pensato: proviamo a fare una maratona.
Sono sempre stato spinto da qualcuno, ho attraversato Roma, l’Italia, facendomi spingere. Da li ho iniziato la mia preparazione, era il 2017: sono stato il primo italiano a livello nazionale a percorrere una maratona in carrozzina, di quelle normali. Così è iniziato tutto.
Oltre alla corsa quale altra disciplina sportiva pratichi?
L’hockey in carrozzina elettrica. Gioco con i WH Tigers Bolzano, città dove vivo da quattro anni con mia moglie Luana. Sono anche delegato regionale della FIPPS – Federazione Italiana Paralitica Powerchair Sport – per il Trentino Alto Adige.
Hai sempre trovato la forza per superare gli ostacoli.
Non è mai facile, soprattutto all’inizio. Accettare una disabilità è complicato, tutto sta nel farla diventare un’opportunità. Quando sono riuscito a scendere a patti ho iniziato ad aiutare gli altri a risolvere questo blocco. Il commento della società, quando si pensa a un disabile è “poverino”. Ovviamente non funziona così. Come dico sempre i limiti sono nella testa, se non ci poniamo limiti possiamo fare cose eccezionali, anche in carrozzina.
Per cosa ti batti?
Mi impegno per abbattere le barriere architettoniche in primis, poi mi batto per superare quelle mentali. Sono anche referente sulla disabilità del comune di Bronzolo, nella provincia autonoma di Bolzano.
Quale evento sportivo ti ha regalato più soddisfazione e quale invece ti ha fatto pensare che non ce l’avresti fatta?
Paradossalmente tutto riporta alla 42 chilometri di Roma. Ci ho messo sei ore, sotto una pioggia battente che non mi ha lasciato dall’inizio fino alla fine della gara, sono quasi caduto e avevo una lesione alla spalla. Mi sono preparato per sette mesi. È successo di tutto in quella gara. Al trentatreesimo chilometro sono andato in ipotermia. Ma l’ho percorsa accanto alle persone più importanti: mio padre ha corso assieme a me tutto il tempo. La gara più bella e importante ma anche più difficoltosa. Anche dal punto di vista tattico: le strade di Roma son o piene di buche, sanpietrini. La pavimentazione aggiunge difficoltà.
Il messaggio che vuoi trasmettere con il libro che hai pubblicato.
“(Dis)abilmente amici” è una storia ispirata dall’amicizia con Alessandro Gargottich, presidente della Podistica Fiamma di Trieste. Una storia di amicizia e sport a 360 gradi. Vogliamo, assieme, far capire che è solamente la nostra testa a non doversi porre limiti. Solo così si possono raggiungere traguardi inaspettati. Fino a dieci anni fa non mi aspettavo che avrei raggiunto gli obiettivi che ho raggiunto.
Quali traguardi sportivi ci sono all’orizzonte?
L’ultima gara alla quale ho partecipato è stata la Roma-Ostia half Marathon che si è tenuta a ottobre 2021. L’ho conclusa in tre ore e venti. Ancora non ho deciso se partecipare alle prossime maratone: ora mi concentro sull’hockey, un sport diverso ma interessante e monto impegnativo. Se ci sarà un evento per una battaglia sociale che pone l’attenzione sulle barriere architettoniche e sulla disabilità la correremo sicuramente. Gli obiettivi sono tanti e step by step spero di raggiungerli.
[mb.r]