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sabato, 19 Aprile 2025

Mattarella bis pone fine alla bagarre politica

30.01.2022 – 21.08 – Dopo sei giorni di votazioni e otto scrutini, l’Italia ha finalmente il suo nuovo Presidente della Repubblica. Nuovo, per la verità, Sergio Mattarella non lo è: la scelta dei partiti, dopo lunghi giorni di interlocuzioni spesso infruttuose, è infatti ricaduta sulla riconferma dell’attuale inquilino del Quirinale, che prolungherà la propria permanenza al Colle almeno fino alle prossime elezioni, replicando quanto accaduto nel 2013 al suo predecessore. Sono stati giorni lunghissimi e frenetici, a Roma, dove tra vertici, conclavi e incontri i vertici delle diverse forze parlamentari hanno dato vita a una vera e propria bagarre politica nel tentativo di imporre un proprio candidato – o, in alcuni casi, di “bruciare” il candidato altrui – senza addivenire a una vera soluzione condivisa. Scontata, di fatto, la riconferma di Mattarella, con buona pace di quest’ultimo e delle sue intenzioni di lasciare il Colle al termine naturale del suo settennato, che alla fine ha dovuto accettare, con grande senso di responsabilità, di essere riconfermato alla guida del Paese per evitare un pericoloso stallo dato dagli interessi dei Grandi Elettori, più attenti ai giochi politici (che hanno messo in luce la grande fragilità dell’attuale maggioranza di Governo, che appariva solidissima appena una settimana fa) che all’interesse collettivo e che hanno confermato, ancora una volta, la totale estraneità della politica rispetto alla società.

LA SVOLTA IN MATTINATA – La virata verso la rielezione di Mattarella arriva già nel corso del settimo scrutinio, in seguito ai serrati colloqui tra le parti decise ora a chiudere al più presto la partita, dopo lo stallo tattico degli scorsi giorni. Tra le due votazioni, al Quirinale vengono ricevuti da Mattarella tutti i capigruppo delle diverse formazioni parlamentari (per la Lega, oltre ai capigruppo a Camera e Senato sono presenti anche diversi presidenti di Regione, tra cui Luca Zaia e Massimiliano Fedriga; successivamente, fanno sapere dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani, anche una delegazione dei governatori sarà ricevuta dal Capo dello Stato in carica). Alla fine, Mattarella accetta il secondo mandato, conferitogli in maniera quasi plebiscitaria, con la Lega che dopo la salita al Colle sceglie di appoggiarlo. Ferma opposizione, invece di Giorgia Meloni e di tutto il gruppo di Fratelli d’Italia, da cui arriva una secca critica anche agli alleati di centrodestra e rilancia (seguita a stretto giro di posta da Matteo Renzi) l’idea di una riforma costituzionale che trasformi l’Italia in una repubblica presidenziale, scaricando alla collettività l’onere di eleggere la massima carica dello stato.

LA POLITICA NE ESCE SCONFITTA – Eccetto FdI, cantano tutti vittoria, anche se – a ben vedere – la rielezione di Mattarella è una vera e propria sconfitta per tutti. Non per il valore umano e istituzionale dell’attuale Capo dello Stato, che non è assolutamente in discussione e che, anzi, appare ancora più alto dopo questa settimana, visto il senso di responsabilità dimostrato nell’accettare una nuova esperienza al Colle. Ma per una serie di altre motivazioni: innanzitutto, per la volontà dell’inquilino del Quirinale degli ultimi sette anni, ampiamente sbandierata da tempo, di non venire eletto per un secondo mandato; in secondo luogo, perché Mattarella è stato votato dalle forze parlamentari come “ripiego”, constatata l’incapacità bipartisan di costruire una candidatura seria e accettabile universalmente; terzo, perché viene a ripetersi quanto accaduto nel 2013 (e mai successo prima di allora), con la rielezione di Giorgio Napolitano stante l’impossibilità di trovare un nome che mettesse d’accordo tutti: quella di rieleggere il Presidente in carica (magari anche soltanto per un periodo breve come fu per il predecessore di Mattarella, rimasto in carica per il secondo mandato meno di due anni, prima di cedere le chiavi del Quirinale all’attuale inquilino), che rischia pericolosamente di divenire una prassi per mascherare l’incapacità della politica ad adempiere i propri doveri. Infine, per le dinamiche sottese a quest’elezione, considerata praticamente da tutti gli attori coinvolti come una vera e propria sfida per l’egemonia politica nella vasta maggioranza a supporto dell’Esecutivo. Maggioranza la cui solidità (evidentemente, comunque, non così forte) è stata decisamente minata dalle guerre intestine degli ultimi giorni, che ora mettono in crisi l’attuale governo Draghi, per di più in un momento delicato come quello attuale. Tema, questo, su cui occorrerà una profonda riflessione e una presa di responsabilità da parte di tutti i protagonisti di questi giorni.
[E.R.]

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