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sabato, 19 Aprile 2025

Porto Nogaro: un’ordinanza ne blocca il traffico

Confindustria Udine: “Lo scalo marittimo è fondamentale per l’industria friulana, ma è perennemente afflitto da limitazioni che ne danneggiano l’operatività”

21.01.2022 – 16.16 – Raggiungere la completa operatività di Porto Nogaro, unico della Provincia di Udine, a livello economico è per l’economia della bassa friulana è una delle priorità. “Occorre agire subito per evitare che Porto Nogaro venga progressivamente abbandonato” è il grido d’allarme di Confindustria Udine, in quanto unico punto logistico strategico per i traffici delle industrie del Friuli. Ubicato nel comprensorio industriale dell’Aussa-Corno, dispone di un’area operativa di mq 365.000, in fase di ulteriore estensione, con spazi attrezzati di deposito e movimentazione. L’area è occupata da imprese portuali, case di spedizione, agenzie marittime, Dogana, Capitaneria di Porto, pratici locali (piloti) e addetti ai rimorchiatori, circa 450 addetti a cui si aggiungono altri 1000 dell’indotto. Da due anni con l’ordinanza n° 03/2019 emessa dalla Capitaneria di Porto il 26.02.2019, in seguito all’incagliamento della nave M/N “JOY H”, vige tutt’ora una limitazione di pescaggio a – 5,5 metri in una porzione del canale situata proprio in prossimità dello sbocco a mare. Questo comporta una perdita di un milione di tonnellate da movimentare a fronte di un volume di traffico complessivo di un milione e 400.000 tonnellate. La causa è determinata dalle dimensioni delle navi che vi possono entrare, che hanno una capienza di 4/5.000 tonnellate e sono difficili da reperire sul mercato rispetto a quelle da 8/10.000 tonnellate, che invece sono più efficienti nei trasporti e ben più utili alla tipologia di imprese de tessuto industriale friulano e regionale. L’attauale situazione da un lato sta aggravendo la situazione economica di tutto il comparto coinvolto, e dall’altro vanificando gli importanti lavori di dragaggio del canale a – 7,5 metri, di sistemazione degli argini e di manutenzione della segnaletica luminosa effettuati dalla Regione Friuli Venezia Giulia in questi ultimi anni. Tutt’ora non è possibile l’accesso alla banchina di Margreth adibita a navi di maggior tonnellaggio costrette ad attraccare allo scalo di Monfalcone (che per lunghi periodi nel corso dell’anno risulta intasato), Capodistria, Marghera e Ravenna, con il successivo trasporto delle merci su gomma nelle aziende dell’Aussa Corno facendo lievitare i costi di trasporto e intasando la Sr 14.

Tuttavia finché il tratto in oggetto non sarà dissequestrato “da parte della Procura della Repubblica di Gorizia il ripristino dei fondali continuerà ad essere inattuabile e solo in quel momento la Regione, che da tempo è impegnata attivamente su questo fronte con i suoi assessorati, potrà completare i dragaggi affinché vengano ripristinate le ottimali condizioni di pescaggio e quindi revocata l’Ordinanza, che limita l’ingresso delle navi, permettendo un recupero di competitività alle nostre imprese già messe a dura prova dal periodo pandemico”. Sottolineano gli esponenti di Confindustria Udine. “La Regione è già pronta ad intervenire per quanto di sua competenza, con tempi stimati in 90 giorni per l’iter autorizzativo ed altrettanti 90 giorni per la materiale esecuzione dei lavori, ma occorre che l’area sia dissequestrata, altrimenti nulla si può iniziare. – Continua Confindustria Udine – Ed è su questo punto che gli industriali sono allarmati, perché sono ormai più di due anni che la piccola porzione di canale sotto sequestro limita fortemente l’attività del porto, crea crescenti costi per le imprese, provocando anche effetti collaterali. L’economia e l’industria non possono quindi più aspettare: la Regione è pronta a fare il suo compito, ma occorre il semaforo verde dell’autorità giudiziaria, che però – a quanto è dato sapere -, non pare alle viste”.

[l.f]

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