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Donne e logistica, l’equità di genere è possibile? D’Agostino: “Servono comunicazione e coinvolgimento”

06.10.2021 – 08.00 – Il rapporto sul Global Gender Gap del 2021 del World Economic Forum vede l’Italia posizionarsi al 63° posto nel 2020. Un risultato di gran lunga migliore rispetto a quello del 2006, dove il Paese si classificava 77°, eppure ancora molto distante dagli standard europei, in particolare rispetto all’obiettivo numero cinque (Parità di genere), dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Con questo dato si è aperto ieri il webinar promosso dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale intitolato “Women in transport. La sfida è iniziata”; un’iniziativa che si inserisce negli Italian Port Days che proprio ieri, 4 ottobre, si sono concentrati sul tema dell’equità di genere nel settore dei trasporti attraverso una serie di incontri, tavole rotonde e convegni in tutta Italia.
Un’occasione importante, volta alla ricerca di possibili soluzioni al divario di genere, tramite la condivisione tanto delle problematiche ad esso legate, quanto delle strategie messe in campo per affrontarle, con gli interventi di donne che già operano nel settore e che nella giornate di ieri ha visto il contributo di Giuseppina Gualtieri, Presidente e AD di Tper, Gabriella Ruspa, Managing Director Marketing and Business Development di DHL Express Italy e Antonella Varbaro, Fleet Hotel Human Resources Director di Costa Crociere.

Ad introdurre l’incontro – moderato da Eva Campi – fornendo alcuni dati relativi al gender gap all’interno dell’Autorità di Sistema, il Presidente Zeno D’Agostino.
La presenza delle donne tra i dipendenti dello scalo giuliano ha registrato una significativa crescita nel corso degli ultimi cinque anni: il +140 per cento nel 2020 rispetto al 2015, con una componente femminile che corrisponde al 38,8 per cento del totale. Un dato positivo, che trova conferma anche in quello riguardante le nuove assunzioni che nel 2019 e nel 2020 hanno registrato una certa stabilità in tema di parità di genere, con un 42,3 per cento di donne assunte sul totale.
Affari generali, affidamenti e servizi, amministrazione e demanio sono i settori che registrano una cospicua presenza femminile; l’ambito ferroviario, le attività portuali, patrimonio e partecipate rimangono invece ancora di prerogativa maschile.

Un quadro meno confortante è invece emerso dall’analisi dei ruoli ricoperti dalle donne: nonostante la loro presenza sia in costante aumento, esse ricoprono tuttavia per lo più ruoli da impiegate (42,9 per cento), mentre sono in netta minoranza nelle posizioni da dirigenti (14,3 per cento). Un problema ben noto, quello della carenza di donne nei ruoli apicali e da molti anni ormai al centro del dibattito sulla parità di genere nel mondo del lavoro. Proprio su questo punto Gualtieri, Presidente e AD di Tper, nel corso del suo intervento ha posto l’accento su un aspetto in particolare, ovvero quello delle donne che sì, ricoprono ruoli ai vertici, ma si tratta spesso di posizioni “di rappresentanza”, mentre i ruoli manageriali risultano ancora nella maggior parte dei casi ricoperti da uomini.
Un’ulteriore nota negativa è infine emersa dall’analisi dei profili dei dipendenti in cui, sebbene in termini di età media e di anzianità degli impiegati non sia stata riscontrata una grande disparità tra i due sessi, è stato invece osservata una disparità tra donne e uomini per cui, pur essendo le prime per la gran parte in possesso della laurea e i secondi del solo diploma, risultano entrambi impiegati di primo livello, evidenziando un problema altrettanto noto, ovvero quello del riconoscimento delle maggiori qualifiche.

L’ultimo dato, ovvero quello sulla partecipazione delle donne ai concorsi, ha osservato D’Agostino, si presenta quale utile spunto di riflessione da cui partire proprio per raggiungere quegli obiettivi di eguaglianza e inclusione di genere. Solo il 40 per cento del totale dei partecipanti ai bandi, infatti, sono donne: il tema su cui lavorare e da cui iniziare è dunque anche quello della comunicazione e della capacità di coinvolgimento nei confronti delle stesse, ha spiegato il presidente dell’Authority. Fondamentale per superare anche quella sorta di “pregiudizio” che proprio alla luce del fatto che logistica e trasporti sono settori comunemente associati nell’immaginario collettivo all’universo maschile, spinge le donne a considerarli in partenza come dei settori “preclusi” e quindi da non prendere nemmeno in considerazione.

La soluzione, dunque, parte per forza proprio da iniziative come quella di ieri, ovvero dalla condivisione e dal confronto delle esperienze di donne che in questi settori già vi lavorano, essenziali per sfatare il mito che siano lavori ad esse “interdetti”. A testimoniarlo, i risultati dell’indagine illustrati da Eva Campi nel corso dell’incontro, che ha visto coinvolte ben 567 professioniste nel settore dei trasporti e da cui è emerso che ben l’85 per cento delle intervistate afferma di percepire un sentimento di orgoglio e di appartenenza nello svolgere il loro lavoro e, per l’appunto, lo consiglierebbero ad altre donne, favorendo quindi proprio quella comunicazione e quella capacità di coinvolgimento di cui ora c’è più bisogno.

n.p

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