05.10.2021 – 08.30 – Quante risate che provoca l’ironia oggigiorno: dissimulare il proprio pensiero, infatti, porta spesso ad un’ilare paradossalità che diverte ma, al contempo, fa trasparire il vero sentimento innescato da un determinato argomento.
Ma il significato comune di ironia non è sempre stato questo e, anzi, affonda le sue radici nella filosofia classica, in quella lontana arte della maieutica, tanto cara a Socrate.
In origine, infatti, l’ironia riassume il procedere speculativo di Socrate, che, dichiarandosi ignorante, cerca “assistenza” nella conoscenza altrui, per dimostrare come quest’ultima si riveli inferiore al suo emblematico “sapere di non sapere”: uno smascheramento altrui che mostra come, grazie all’ironia, si possa giungere al parto – con la maieutica appunto – della sapienza dell’individuo.
Nella storia della filosofia si possono individuare due forme fondamentali per questo importante, e curioso, termine: l’ironia socratica e l’ironia romantica.
Come già introdotto, l’ironia socratica è la sottovalutazione che Socrate fa di se stesso nei confronti degli avversari con cui discute; per quanto riguarda invece l’accezione romantica, l’ironia si colora di tinte trascendentali, partendo dal presupposto di una attività creatrice dell’Io assoluto, nel quale si identifica il filosofo, o poeta, che è portato a considerare ogni realtà, considerata solitamente certa, quale ombra o gioco dell’Io.
Si arriva dunque ad una svalutazione di quest’ultima, che non viene più vista quale colonna portante delle certezze dell’uomo e, anzi, inizia a non esser presa – visto il termine che stiamo affrontando – sul serio.
L’ironia diventa così coscienza della Soggettività assoluta, che vede come perno l’arbitrio totalizzante di quest’ultima, che svuota di significato il circondario, facendo così ascendere ancora una volta l’individualità.
Anche in questo caso, avvicinandosi così al significato odierno, l’ironia non prende nulla sul serio, scherzando con tutte le forme della nostra realtà.
[c.c]