07.09.2021-12.17 – Considerato uno dei Borghi più belli d’Italia, Poffabro è un museo a cielo aperto nel cuore della Val Colvera. Un borgo incantato la cui magia è determinata dall’effetto delle pietre tagliate al vivo, dei ballatoi in legno e degli archi in pietra che risuonano in perfetta e silenziosa armonia con la natura circostante. Un’atmosfera incantata in cui il passato sembra essersi cristallizzato. L’area in cui si trova Poffabro che, sorge ai piedi del Monte Raut, fu piuttosto frequentata dai militari romani che percorrevano la strada che dalla colonia militare di Julia Concordia, attraversando la Val Covera, apriva la via verso le Alpi.
Nonostante, siano state rilevate tracce di insediamenti molto antichi, le prime testimonianze certe dell’insediamento risalgono agli archivi dell’XI secolo del vescovo di Concordia che catalogano, fra i suoi beni, la parrocchia di Poffabro. Inoltre, in una sentenza arbitrale del 1339 si menziona “Prafabrorum”, il “prato dei fabbri”, una parte del quale, precisamente la “decimam de Pratum Fabri”, nel 1357 fu riservata dal nobile Galvano di Maniago al figlio Nichilo all’interno del proprio lascito testamentario.
Dal territorio del Comune, che rientra in parte nel Parco Regionale delle Dolomiti Friulane, si diramano numerosi sentieri di montagna, tra i quali uno dei più spettacolari è quello che lo collega, attraverso la forcella di Pala Barzana, al Monte Raut, considerato dai botanici uno dei più ricchi di fiori, anche molto rari, in Italia. Nella stagione delle fioriture il percorso tra la casera di Pala Barzana e la forcella della Capra permette di osservare tra gli altri: il giglio di Carniola, l’asfodelo e il narciso, sui prati; il cinquefoglia delle Dolomiti, il raponzolo di roccia e l’Arenaria di Huter negli ambienti rocciosi.
Il gruppo montuoso del Raut e Resettum, che si sviluppa tra la val Tramontina ad est e la val Cellina ad ovest, è formato da un’unica catena, allineata da occidente ad oriente, che risulta visibile da tutta la pianura friulana. Le forme di queste montagne non sono paragonabili alle vicine, slanciate strutture dolomitiche, in quanto caratterizzate dal tipico “paesaggio di faglia” connotato da ambienti selvaggi e poco frequentati con una eccezionale fioritura di piante non comuni. Il gruppo è delimitato a sud dalla pianura e dal torrente Cellina, che aggira l’estremità occidentale della catena e ne segna i confini, ad ovest e a nord dalla forcella Clautana e dalla valle del torrente Silisia con il lago di Selva, ad oriente dal torrente Meduna che ne delimita la catena.
Nel versante occidentale del Monte Raut sono esposti gli effetti geologici e geomorfologici legati alla presenza di un importante lineamento tettonico. Questo è denominato Linea Barcis – Staro Selo ed attraversa per oltre 100 km la Regione Friuli-Venezia Giulia. È una delle principali strutture tettoniche che interessano le Prealpi friulane che si estende longitudinalmente dalla valle dell’alto Isonzo (Staro Selo è un abitato in territorio sloveno) fino a Ovest di Barcis. Si tratta di un sovrascorrimento a basso angolo, che determina l’accavallamento della Dolomia principale norica (circa 220 milioni di anni fa) sulle torbiditi eoceniche (circa 40 milioni di anni fa) ed, in parte, sulle molasse mioceniche molto più recenti (circa 15 milioni di anni fa). È una linea tettonica che rientra nella fase deformativa neoalpina, sviluppatasi a partire dall’Oligocene sup. (30 milioni di anni fa) e tuttora in atto. Essa produce lungo tutta la sua estensione fasce imponenti di rocce frantumate (dette cataclasiti) che danno luogo ad un tipico “paesaggio di faglia” (visibile anche a Forcella di Pala Barzana, Monti Dagn e Ceccon, Lusevera, Monteaperta).
[l.f]