17.08.2021 – 07.30 – I lavoratori irregolari che non dispongono di un contratto di lavoro e i cui datori conseguentemente non pagano né contributi, né tutele di sorta sono 54.300 in Friuli Venezia Giulia, con un tasso di irregolarità pari al 10%. Percentuali che invitano alla preoccupazione nel quadro di uno stato europeo, ma che collocano il Friuli Venezia Giulia in una posizione positiva se rapportati ai numeri del lavoro nero di altre Regioni d’Italia.
Tra le Regioni infatti con meno lavoratori in nero in rapporto alla popolazione compare la Lombardia, seguita dal Veneto, la provincia di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e l’Emilia Romagna. In queste realtà il peso del fatturato generato dal sommerso sul Pil regionale oscilla tra il 3,7 e il 4 per cento.
La situazione peggiore si registra invece in Calabria, con 135.900 lavoratori irregolari, un tasso di irregolarità pari al 22 per cento e l’incidenza dell’economia prodotta dal sommerso sul totale regionale che ammonta al 9,8 per cento.
I dati provengono dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre che invita a non colpevolizzare chi lavora “in nero”; al di là del caso dei professionisti autonomi, i più cercano un’alternativa alla disoccupazione, arrotondano una pensione inferiore alle spese sostenute e in generale, come si suol dire, “sbarcano il lunario”. La preoccupazione maggiore rimane, sotto il profilo sociale, gli alti rischi di incidenti sul lavoro registrati in questo settori “sommersi”, con una scarsa cultura antinfortunistica.
[i.v.]