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venerdì, 11 Aprile 2025

Asteroide Bennu, colpirà la Terra o no? Nuovi risultati dopo il ricalcolo

16.08.2021 – 08.30 – Meglio metter subito in guardia da calcoli di questo tipo, perché potrebbero indurre un falso senso di sicurezza: i numeri messi nel calcolatore però sono numeri, e gli algoritmi sono gli stessi usati per dar forma alle curve di contagio che ben conosciamo, e quindi la stima di rischio di contrarre il Covid-19 per una persona sana vaccinata con ciclo completo, che vive da sola, che si lava frequentemente le mani più volte al giorno come raccomandato (pur senza indossare la mascherina), che ha attorno a 55 anni e che non usa il trasporto pubblico e si limita ai soli contatti di lavoro, è circa dello 0,041 per cento. Tutto cambia, poi, naturalmente, a seconda del contesto, e si tratta, va sottolineato ancora una volta, di stime (autorevoli, ma pur sempre stime). Quella dell’asteroide Bennu di colpire la Terra nel suo prossimo passaggio vicino al nostro pianeta, invece, è di 1 su 1750: è quello che ha rivelato la missione OSIRIS-Rex della NASA, che ha impegnato per due anni gli osservatori nel compito per niente facile di tracciare i movimenti di Bennu, uno degli asteroidi del nostro sistema solare ritenuti più pericolosi.

A questo scopo la NASA ha inviato su Bennu, lanciandola nel 2016, una sonda (che è atterrata, e ora sta tornando a casa portando campioni di materiale) e il risultato dell’esplorazione spaziale e dei nuovi calcoli è stata una percentuale di rischio più alta di quanto stimato in precedenza (1 su 2700). Se dovesse colpire la Terra, l’asteroide Bennu, che ha un diametro di 520 metri e un peso di 78 milioni di tonnellate, creerebbe un cratere largo almeno fra i 5 e i 10 chilometri e devasterebbe un’area 100 volte più grande: a Hiroshima, la bomba atomica distrusse 13 chilometri quadrati di area urbana, e quindi è facile farsi anche su questo un’idea. Non preoccupiamoci troppo, però: mentre il Covid-19 è il problema dell’oggi, Bennu, se mai qualcosa dovesse accadere, sarà un problema del prossimo secolo (del 2182, e forse anche di molto più avanti, attorno al 2300). Nel frattempo le percentuali saranno già cambiate in modo più favorevole, o la Terra avrà trovato la coesione politica e tecnica sufficiente per pensare alle contromisure. La missione OSIRIS-Rex, che rientrerà con i campioni nel 2023 ma nel frattempo ha già inviato dati, è stata lanciata per il suo valore scientifico e non perché ci si stia trovando di fronte a un pericolo immediato come nei film degli anni Ottanta: il rischio anche dopo i nuovi calcoli, in termini assoluti, rimane grossomodo lo stesso di prima: molto remoto.
L’orbita degli asteroidi attorno al Sole però cambia nel tempo. Può essere influenzata da molte cose, come la gravità del Sole stesso, quella dei pianeti e delle lune, quelle degli altri asteroidi, persino dal vento solare, e gli scienziati della NASA vogliono accertarsi, con le loro osservazioni, di eventuali fenomeni di buco gravitazionale, ovvero l’ingresso del corpo celeste in arrivo in una piccola regione di spazio già occupata da un altro corpo celeste (il nostro pianeta): un fenomeno di questo tipo aumenterebbe le probabilità d’impatto tra i due corpi in un prossimo passaggio ravvicinato successivo. Quant’è alla fine la probabilità d’impatto di Bennu, rischiosa per le generazioni future, calcolata finora? Lo 0,06 per cento. Niente paura. E la probabilità stimata di venir contagiati dal Covid, per una persona sana di 55 anni vaccinata che segue le norme d’igiene raccomandate, rimane dello 0,04 per cento.

[f.f.]

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