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Cucciolo di leone preistorico ritrovato sotto il permafrost siberiano

07.08.2021 – 09.30 – Sembra dormire il cucciolo di leone ritrovato sotto il freddo permafrost della Siberia: il pelo arruffato ma intatto, denti, pelle, tessuti molli e organi mummificati, ma tutti perfettamente preservati, artigli ancora affilatissimi. Come riporta la CNN è un ritrovamento senza precedenti di cucciolo di leone delle caverne, o panthera leo spelea, una specie estinta di felini presente in Eurasia nel Pleistocene. 
Si tratta di uno di due cuccioli, soprannominato Sparta, rinvenuti nel 2017 e nel 2018 sulle rive del fiume Semyuelyakh nell’estremo oriente russo.
 Inizialmente si pensava che i due esemplari fossero fratelli, poiché sono stati trovati a soli quindici metri di distanza l’uno dall’altra. Un nuovo studio ha però dimostrato che differiscono per età di circa 15.000 anni. Boris, questo il nome del secondo cucciolo, secondo la datazione al radiocarbonio ha 43.448 anni.

Love Dalen, professore di genetica evolutiva presso il Center for Paleogenetics di Stoccolma e autore di un nuovo studio sui cuccioli, ha spiegato come Sparta sia probabilmente “l’animale dell’era glaciale meglio conservato mai trovato, ed è più o meno intatto a parte la pelliccia un po’ arruffata. Ha anche conservato i baffi. Boris è un po’ più danneggiato, ma comunque in uno stato di conservazione abbastanza buono”.
Secondo lo studio condotto dal professore i cuccioli avevano solo 1 o 2 mesi quando sono morti; la dinamica dei decessi non è chiara, ma Dalen e il team di ricerca, che include scienziati russi e giapponesi, hanno affermato che non c’erano segni di attacco da parte di un predatore. 
Le scansioni di tomografia computerizzata hanno mostrato danni al cranio, dislocazione delle costole e altre distorsioni a livello scheletrico.
“Data la loro conservazione – ha spiegato Dalen – devono essere stati sepolti molto rapidamente. Quindi è probabile siano morti in una frana di fango o siano caduti in una crepa nel permafrost. Il permafrost forma grandi crepe a causa dello scongelamento e del congelamento stagionali”.
Durante l’ultima Era glaciale la Siberia era abitata da mammut, lupi della tundra, orsi, rinoceronti lanosi, bisonti e antilopi delle steppe che, insieme ai leoni delle caverne, occupavano il territorio.

Non si sa come il panthera spelea si sia adattato alla vita a quelle latitudini, con rapidi cambi di stagione, forti venti e inverni freddi e bui.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Quaternary, ha dimostrato che il mantello dei leoni delle caverne era simile (ma non identico) a quello del cucciolo di leone africano. I cuccioli dell’era glaciale avevano un sottopelo lungo e spesso che avrebbe potuto aiutarli ad adattarsi al clima freddo.

 Sono stati trovati negli ultimi anni resti mummificati di un certo numero di animali estinti – tra i quali un rinoceronte lanoso, un’allodola, un orso delle caverne, un cucciolo di cane – che un tempo si aggiravano per la steppa. Spesso sono i cacciatori a ritrovare questi esemplari, facendo esplodere le gallerie naturali presenti sul territorio tramite pressione dell’acqua. I cacciatori in realtà ricercano zanne di mammut, per essere vendute a intagliatori e collezionisti d’avorio come alternativa alla zanna d’elefante, la cui vendita è illegale se frutto di bracconaggio e non certificata correttamente. 
Valery Plotnikov, scienziato russo coautore dello studio e ricercatore presso l’Accademia delle scienze di Yakutsk, ha collaborato con questi cacciatori lavorando “nella grotta di ghiaccio – ha spiegato in un podcast prodotto dal Museo di Storia Naturale di Londra – è dura: fa molto freddo, è molto pericoloso. Ho perso 10 chili nel mese trascorso con i cacciatori di zanne”.

Anche la crisi climatica ha giocato il proprio ruolo: estati più calde hanno indebolito lo strato di permafrost e allungato la stagione della caccia.
“Sono diverse le scoperte fatte in questi giorni – ha detto Love Dalen – il motivo principale è l’aumento della domanda di avorio di mammut, il che significa che più persone stanno svolgendo ricerche nel permafrost. Il cambiamento climatico contribuisce, rendendo la stagione dello scioglimento, e quindi del lavoro sul campo, più lunga”.
Gli scienziati devono così testare i resti congelati per malattie infettive, come l’antrace, che possono rimanere dormienti, anche se, come confermato dallo scienziato, è improbabile che i resti ospitassero antichi agenti patogeni. 
Il sesso dei cuccioli è stato confermato dalla TAC e su base genetica.
Dalen ha raccontato che il prossimo passo sarà quello di sequenziare il DNA di Sparta, che potrebbe rivelare la storia evolutiva del leone delle caverne, la dimensione della popolazione e le sue caratteristiche genetiche uniche.

mb.r

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