06.08.2021 – 07.30 – Sotto la coltre di un temporale estivo si è svolta la prima giornata del G20 “triestino”: una falange di polizia, carabinieri e militari ha ceduto il passo alle forme austere del Trieste Convention Center, al cui interno, nel magazzino 28 recentemente rimodernato, si è discusso a porte chiuse di economia digitale, con tre differenti imperativi: sfruttare la digitalizzazione per la ripresa post Covid; tenere il passo coi progressi della digitalizzazione e infine colmare quelle diseguaglianze che la digitalizzazione va esacerbando, specie nell’accesso a Internet, ora più che mai condizione sine qua non per la vita sociale e civile.
I lavori, che si sono svolti in una Trieste e un Porto Vecchio deserti e “blindati”, si sono sviluppati intorno ai lavori della Digital Economy Task Force (DETF), di cui la giornata odierna rappresenta l’ideale completamento.
Erano presenti i ministri rispettivamente dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao, con il supporto della Sottosegretaria al ministero dello Sviluppo Economico Anna Ascani.
È stato proprio il ministro Giorgetti ad accogliere la stampa, nella cornice di un breve Press Point: un’occasione per fare il punto sui lavori in corso, a livello internazionale e, va da sé, nazionale. Dopo aver lodato Trieste, “città accogliente e inclusiva“, Giorgetti ha sottolineato che proprio questa inclusività del capoluogo dev’essere ispirazione per i temi del G20, incentrati sulla lotta alle diseguaglianze e al recupero dei territori meno agevolati sotto il profilo tecnologico.
Occorre pertanto “cogliere le opportunità” dell’economia digitale “per favorire una economia resiliente, dinamica, sostenibile, inclusiva e che non lasci indietro nessuno”.
Sotto il profilo delle minacce hacker – proprio in questi giorni il Lazio è reduce dall’attacco informatico al sistema sanitario e la stessa comunicazione quantistica è stata oggetto di una dimostrazione al G20 – “è necessario rafforzare la risposta dei governi“.
Infatti “Le minacce alla sicurezza e al flusso dei dati possono compromettere il processo di innovazione e rallentare l’adozione di nuove tecnologie. Queste azioni rischiano di minare la fiducia dei cittadini nelle organizzazioni e nella tecnologia”.
Ritornando infatti all’esordio e all’ “inclusività” triestina, “La trasformazione digitale deve essere inclusiva, vuol dire non lasciare indietro nessuno”. Si tratta di un cambiamento che “avrà un grande impatto sulla trasformazione economica e deve tenere presente le Pmi che rischiano di pagare il prezzo e i territori meno agevolati che non hanno partecipato finora a questa evoluzione: non possiamo creare gap né all’interno del Paese né a livello globale. Tutto nel quadro della sostenibilità e si stanno facendo progressi”.
Sotto il profilo dell’emergenza sanitaria Covid-19, “La pandemia ha evidenziato i benefici della digitalizzazione per la società e per l’economia, con l’obiettivo di sostenere l’occupazione, la salute e l’educazione”.
A questo proposito, in campo lavorativo, “il rapido aumento nell’uso delle tecnologie pone delle sfide per le imprese e per i lavoratori. La trasformazione digitale deve, infatti, favorire l’innovazione dei processi produttivi e garantire allo stesso tempo la formazione dei lavoratori“.
[z.s.]