21.06.2021 – 11.00 – Il tentativo di ripresa economica, nella fase post Covid, si sta accompagnando a una serie di “shortage“, di carenze di ogni genere; dapprima sono stati i microchip a rallentare la produzione industriale, con alcuni incidenti nelle fabbriche chiave in Giappone e USA e una gara all’accaparramento; adesso sono le materie prime a scarseggiare a causa di una generale corsa all’approvvigionamento da parte di Cina e Stati Uniti con una molteplicità di dazi e barriere doganali. L’Unione Europea, a sua volta, tenta di reagire, ma è troppo lenta, troppo burocraticamente ingessata a confronto del binomio USA-Cina che ha già proceduto a diversificare le fonti di approvvigionamento e a garantire alle proprie aziende un flusso di materie prime tale da far ripartire l’economia. Il meccanismo tossico che s’instaura, ed è ben familiare nel porto di Trieste, prevede dazi in importazione estremamente alti e dazi all’esportazione assenti.
La dipendenza dell’Italia, così come dell’Unione, dalle materie prime estere non aiuta: la Cina fornisce ad esempio all’UE il 98% delle terre rare (REE), la Turchia fornisce all’UE il 98% del borato e il Sud Africa soddisfa il 71% del fabbisogno di platino dell’UE e fornisce una percentuale persino maggiore di metalli del gruppo del platino come iridio, rodio e rutenio.
Materie prime critiche proprio per quei settori tecnologici sui quali si fonda il Recovery Plan e in generale il Green New Deal europeo. Ma non mancano carenze anche in commodity che sembrerebbero comuni, come grano e legname.
La carenza si riflette nello stesso Friuli Venezia Giulia che ha dapprima accusato i colpi della crisi dei microchip, specie per le industrie automobilistiche; adesso sono le aziende manifatturiere friulane a riscontare problemi, a partire da Friulintagli, azienda di mobili con sede a Prata. Sulla questione è intervenuto lo stesso Presidente Massimiliano Fedriga, affermando che “La difficoltà nel reperire materie prime è una situazione che si sta diffondendo a macchia d’olio, interessando anche molte aziende del Friuli Venezia Giulia. Questo tema deve essere al centro dell’agenda di Governo, che deve farsi parte attiva in Europa affinché vengano calmierate le speculazioni che rischiano di mettere in ginocchio la produzione”.
Se infatti “esiste questa “bolla di mercato” rischiamo di arrivare al paradosso in cui c’è domanda ma non la capacità produttiva, mettendo in crisi il sistema e l’occupazione. Su questo problema l’Europa deve intervenire, proteggendo le produzioni da possibili speculazioni” ha avvertito Fedriga.
[z.s.]