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Ricercatori positivi a Wuhan nel 2019: il report top secret dell’intelligence USA

25.05.2021 – 15.35 – Come si legge su un articolo uscito in esclusiva sul Wall Street Journal, 3 ricercatori dell’Istituto di Virologia di Wuhan sarebbero stati contagiati dal Covid-19 nel novembre 2019, quasi due mesi prima dello scoppio mondiale della pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo intero ormai da un anno e mezzo.
È questo quanto emerge da un report – rimasto top secret fino ad oggi – dell’intelligence americana risalente agli ultimi giorni dell’amministrazione Trump, che rivela come diversi ricercatori si siano ammalati nell’autunno 2019 presentando i sintomi che avrebbero poi contraddistinto il Covid-19; tre di loro inoltre avrebbero contratto il virus in forma più aggressiva, tanto da dover richiedere assistenza presso le strutture ospedaliere.
Queste informazioni puntano nuovamente i riflettori sulla città cinese rivelatasi essere l’epicentro dell’epidemia, e riaccendono il dibattito su quali siano le reali origini del virus e sulla possibilità che il virus possa essere sfuggito dal laboratorio.
Il governo cinese ha sempre negato questa ipotesi, affermando inoltre che il primo caso certificato di SARS-CoV-2 risale all’8 dicembre 2019. In tal senso i risultati del report americano gettano delle pesanti ombre sulla veridicità di queste affermazioni che provengono da Pechino.

Qualche giorno fa, il ministro degli esteri cinese ha affermato come un team che sarebbe stato coadiuvato tra le altre anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – dopo diversi controlli all’Istituto di Virologia di Wuhan – abbia giudicato come estremamente inverosimile l’ipotesi dell’errore di laboratorio. “Gli Stati Uniti continuano a supportare l’opzione dell’incidente di laboratorio – dichiara lo stesso ministro al Wall Street Journal – ma non è chiaro se il loro intento sia quello di rintracciare l’origine del virus o solamente quello di distogliere l’attenzione da questione interne”.
In ogni caso l’Istituto di Wuhan non ha ancora pubblicato né i dati né i risultati relativi agli esperimenti del laboratorio con i coronavirus nei pipistrelli, da molti considerati come la reale origine del virus.

Dal versante americano invece, l’amministrazione Biden si è rifiutata di commentare il report dell’intelligence, rilanciando però la richiesta di investigazione da parte dell’OMS insieme ad esperti internazionali del settore su tutte le teorie credibili riguardo all’origine della pandemia.
“Continuiamo ad avere perplessità riguardo all’origine della pandemia all’interno della Repubblica Popolare Cinese, ma non intendiamo pronunciarci sulle questioni di intelligence, soprattutto ora che l’indagine è ancora in corso” ha rivelato una portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale statunitense.
Ad alimentare questa polemica tra USA e Cina sulle origini del virus ci ha pensato però il governo cinese, che ha chiesto all’OMS di investigare sulla possibilità che possano esserci stati precedenti casi di Covid anche in altri paesi, sostenendo più volte la tesi che il virus possa aver avuto origine fuori dalla Cina, e più specificatamente all’interno del laboratorio di Fort Detrick, base militare situata nel Maryland. Queste affermazioni non trovano però alcun riscontro all’interno della comunità scientifica internazionale, e sono state ovviamente bollate come infondate dalla stessa Casa Bianca, che ha inoltre evidenziato l’inutilità di un’eventuale indagine al riguardo.

di Christian Deiuri

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