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venerdì, 23 Maggio 2025

Bernal si è preso il Giro2021, ma gli italiani sono protagonisti

25.05.2021-15.27 – Con la straordinaria prova di forza sul Passo di Giau e la vittoria sul traguardo di Cortina d’Ampezzo di Egan Bernal, sempre più padrone del Giro2021, e con il secondo – e ultimo – giorno di riposo di questa edizione, la Corsa Rosa conclude la sua seconda settimana e si avvia ad entrare nell’ultima parte della sua edizione numero 104. Rispetto alla prima settimana, in cui a un grande spettacolo nelle singole tappe si era accompagnato l’equilibrio nella classifica generale, con i primi dieci raccolti in appena 1’02”, questa seconda settimana ha visto la maglia rosa prendere una direzione ben precisa.

Nessuno come Bernal, il padrone del Giro2021

Diciamolo subito: Egan Bernal, a meno di clamorosi colpi di scena nelle ultime cinque tappe (ancora comunque possibili, viste le tre tappone alpine in programma), ha chiuso in cassaforte la maglia rosa, con delle straordinarie prove di forza nei tapponi alpini dell’ultima settimana, legittimando il primato con la seconda vittoria in questo Giro sul traguardo di Cortina (dopo il successo sullo sterrato di Campo Felice), dimostrando a tutti di essere semplicemente imbattibile. Tutti ne hanno fatto le spese: a partire dal reuccio belga Remco Evenepoel, giunto sul traguardo della sedicesima tappa con un ritardo di 24′ (per intendersi: quando Bernal ha tagliato il traguardo, lui doveva ancora transitare sul GPM di Giau). Nessuno è stato fin qui in grado di reggere il passo del colombiano, sempre ben protetto comunque da un’attrezzatissima Ineos che, nonostante la defezione di Sivakov nei primi giorni, non ha accusato il colpo e con il solito plotone composto da Puccio, Ganna, Moscon, Castroviejo, Narvaez e Martinez ha sempre scortato il proprio capitano fino all’arrivo o, quantomeno, fino a quando il vincitore del Tour 2019 non ha deciso di mettersi in proprio mostrando la propria superiorità sul resto del gruppo.

Caruso, il primo di chi ha saputo limitare i danni

Certo, c’è chi è riuscito a non farsi asfaltare dal colombiano, riuscendo comunque a limitare i danni e contenere i distacchi, a partire dal siciliano della Bahrein Caruso, riscopertosi capitano della sua formazione dopo la defezione causa caduta di Landa. Lo scalatore di Ragusa si è immerso bene nel nuovo ruolo, mostrando una grande gamba e, all’alba dei 34 anni, sembra a suo agio sul podio di un grande giro, dove non si è mai trovato in carriera. Anche il britannico Carthy, fino a questo momento, è stato uno dei pochi in grado di non prendere paga di brutto dal colombiano e, al momento, occupa la terza posizione della generale. Vlasov ha provato a difendere il secondo posto ma un po’ di sfortuna (nella sedicesima tappa perde diverso tempo per colpa di una mantellina e non riesce più a rientrare sui rivali) glielo ha portato via, anche se il russo della Astana è comunque quinto, davanti a uno Yates che comunque non convince. Bene anche Ciccone, che ha potuto giovarsi di un gregario d’eccezione e di grande esperienza come Nibali ed è sempre rimasto con i migliori, lui che pur avendo indossato la maglia gialla al Tour 2019 non è forse ancora propriamente classificabile come uomo di classifica. Anche il francese Bardet, dopo anni di delusioni, ha fatto un buon giro, arrivando secondo nella tappa di Cortina.

È il Giro degli italiani

Se nella prima settimana di Giro gli italiani avevano conquistato tanti podi, senza però riuscire a vincere altre tappe oltre alla crono inaugurale con il solito Ganna, nelle tappe che sono seguite al primo giorno di riposo i corridori italiani non solo hanno continuato a frequentare con assiduità il podio (con la sola eccezione dell’arrivo di Gorizia, dove comunque Consonni è arrivato quarto), ma sono riusciti a imporsi in ben tre occasioni: in principio fu Vendrame, impostosi sul traguardo di Bagno di Romagna, poi altri due successi di tappa consecutivi, con Nizzolo (che sul traguardo di Verona beffa l’altro italiano, Affini, scattato nell’ultimo chilometro per anticipare la volata) e, infine, Lorenzo Fortunato, che vince in solitaria nella nebbia dell’iconico Zoncolan. Ma, anche quando non si è vinto sul traguardo, i ciclisti italiani hanno saputo rendersi protagonisti nel corso delle varie tappe andando spesso in fuga (con Tagliani e Marengo tra i più attivi in tal senso) o, al contrario, imponendo il ritmo al gruppo (e qui i principali protagonisti sono i tre italiani della corazzata Ineos: Puccio, Moscon e Ganna). Anche Nibali, uscito di classifica dopo la tappa dello Zoncolan, ha provato a dire la sua con una fuga, animando la corsa e resistendo tra i primi fino all’inizio della salita verso il Giau.

Insomma, se la prima settimana era stata caratterizzata – oltre che dallo spettacolo – dal grande equilibrio nelle prime posizioni della generale, la settimana appena trascorsa ha visto delinearsi in maniera pressoché definitiva i principali verdetti (anche se, al di sotto del primo posto, nella classifica generale qualcosa potrebbe ancora cambiare, nei prossimi giorni), evidenziando la stratosferica condizione del colombiano della Ineos e, al contempo, la precaria condizione di altri atleti. Non sono mancati mai, per fortuna, spettacolo ed emozioni: quelle che soltanto il Giro sa dare.

[e.r]

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