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mercoledì, 21 Maggio 2025

2021, il Coronavirus e il giallo della scomparsa dell’influenza

21.04.2021 – 08.00 – L’influenza stagionale ha una sua straordinaria regolarità: inizia alla fine dell’anno e dura fino al successivo marzo. Questo è documentato nel nostro paese dal sistema Influnet dell’Istituto Superiore di Sanità, ISS: ma durante la stagione 2020-21, l’influenza è semplicemente sparita. Per la prima volta negli ultimi cinquant’anni non c’è stata un’epidemia stagionale di influenza, malattia, ricordiamo, che colpisce fra 5 e 6 milioni di italiani ogni anno e ne accompagna alla morte quasi diecimila ogni inverno. A metà marzo 2021 l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è di 1,65 casi per mille assistiti; l’anno scorso, nello stesso periodo, era di 4,1 casi per mille assistiti. Non è successo solo in Italia, ma in molti paesi del mondo. Globalmente la circolazione dei virus influenzali si mantiene a livelli inferiori rispetto alla media stagionale. Nelle zone temperate dell’emisfero Nord, la circolazione virale permane al di sotto dei livelli inter-stagionali, con poche sporadiche identificazioni di virus di tipo A e B in alcuni Paesi.

È stata la vaccinazione antinfluenzale? La “scomparsa” dell’influenza non può essere attribuita alla vaccinazione di massa, anche se sono state utilizzate circa 14 milioni di dosi di vaccini anti influenzali, una quantità ben superiore agli altri anni, grazie all’intensa campagna informativa eseguita. È una quantità di vaccinati contro l’influenza, quella in Italia, che porta la stima della copertura vaccinale vicino al 25 per cento della popolazione italiana, ben lontana dalla vaccinazione di massa proposta; oltre l’80 per cento delle dosi è andata alla popolazione dai 65 anni in su, quindi buona parte della popolazione adulta ed infantile è rimasta non vaccinata. Quindi una quantità totale di vaccinazioni insufficiente da sola a far sparire l’epidemia influenzale stagionale. Ma allora com’è scomparsa? Si può ipotizzare un concorso di diversi fattori: un aumento, seppure modesto, della copertura vaccinale, un effetto memoria immunitaria storica e, probabilmente, una competizione virale che ha visto vittorioso il Coronavirus contro il Mixovirus dell’influenza. Il tutto non basta però ancora a giustificare una simile scomparsa dell’influenza.

Sicuramente le stringenti misure di protezione individuale messe in campo per contrastare il Covid-19 (distanziamento, lavaggio delle mani, mascherine e poi chiusura di scuole ed esercizi commerciali eccetera) sono state molto efficaci nell’eliminare l’epidemia stagionale, ma le stesse misure hanno contenuto ma non impedito l’andamento della pandemia da Covid-19 nel 2020-21. Queste misure sono state probabilmente più efficaci contro l’influenza che contro il Covid, perché l’influenza è meno contagiosa: una misura della contagiosità è il tasso netto di riproduzione Rt che per l’influenza stagionale, è circa fra 1 e 3 mentre per il Covid-19 Rt è stato tra 2 e 4 [nel Regno Unito, a marzo 2021 dopo l’avvio della campagna vaccinale e seguendo l’evoluzione dell’epidemia il fattore R è risultato fra 0,7 e 0,9 NdR]. L’unico virus che non ha subito una battuta d’arresto durante la pandemia è il Rhinovirus, il virus responsabile del raffreddore, che può circolare in svariati ceppi all’interno di una stessa comunità.
Questo fenomeno, apparentemente solo positivo, ha anche degli aspetti potenzialmente negativi. Se il virus influenzale non circola, può essere difficile individuare il ceppo giusto contro cui produrre con certezza un vaccino anti influenzale per la prossima stagione invernale. Esiste infine anche l‘ipotesi che un numero basso di ammalati nel 2020-2021 possa portare a una epidemia di influenza più aggressiva nel 2021-2022. Il timore di un doppio attacco a tenaglia, da parte del Coronavirus e del Mixovirus dell’influenza comunque non si è verificato e questo è un dato molto positivo.

Fulvio Zorzut

 

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