16.04.2021 – 16.10 – Il rientro in classe e la ripresa delle lezioni in presenza per gli studenti delle scuole medie, al cento per cento, e delle superiori, al cinquanta per cento, si profila essere più complesso del previsto. Una parte di ragazzi, infatti, chiede la conclusione dell’anno scolastico totalmente in didattica a distanza, (richiesta che sarà ribadita nella manifestazione organizzata dai rappresentanti degli studenti delle scuole superiori di Trieste in programma nella mattinata di domenica 18 aprile in Piazza Unità). Tra le motivazioni, la stanchezza verso quella che viene definita una didattica “a singhiozzo” da un lato, e la paura del contagio dall’altro.
Ad intervenire sul tema, ribadendo l’importanza e il ruolo fondamentale che gioca la scuola in presenza, è l’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia, che evidenzia come sia necessario che questa paura del ritorno in aula venga affrontata anche con il sostegno degli psicologi scolastici. Il “nostro compito”, affermano i consiglieri dell’Ordine e referenti dell’area di psicologia scolastica Valentina Segato e Iztok Spetič “è incoraggiare gli studenti a tornare nelle scuole in massima sicurezza e con tutte le misure di prevenzione anti-Covid proprio per discutere con noi delle criticità vissute”. “I ragazzi si trovano spesso ingabbiati, comprensibilmente, in fobie e paure anche legate al contagio sia personale sia dei propri familiari, in disagio nell’uscire e riprendere una pseudonormalità mai del tutto normale”. Al contempo, spiegano gli psicologi, dietro alla paura del ritorno in aula, per una parte di ragazze e ragazzi si nasconde anche in realtà una difficoltà nell’abbandono della Dad, ritenuta una soluzione più “comoda e facilitante”: “dobbiamo lavorare sulla motivazione degli studenti, sulla responsabilità e sulla capacità di gestire le comprensibili ansie da contagio che non possono però rappresentare la blindatura a casa a priori, mettendo così a rischio il processo educativo, sociale, relazionale che si concretizza in massima espressione con l’attività didattica in presenza”.
La scuola a distanza, sottolineano infatti gli psicologi, nel lungo periodo porta a conseguenze disastrose nel processo educativo dei più giovani: dall’incompetenza relazionale nei contesti non virtuali, al cyberbullismo, all’esposizione a modelli negativi, fino ai disturbi del comportamento alimentare e della sfera emotiva, passando anche per le sintomatologie simili alla cosiddetta sindrome di Hikikomori. E’ inoltre impossibile, spiegano, che tramite la didattica a distanza possano svilupparsi appieno le potenzialità dell’apprendimento cooperativo e dell’educazione tra pari, il confronto, lo stimolo: le videolezioni non consentono infatti le medesime interazioni che sarebbero invece possibili di persona.
“Gli psicologi” conclude la nota, “sono schierati e pronti a sostenere il personale docente e prendere in carico gli alunni e le loro famiglie titubanti che hanno paura a rientrare o vivono il momento-scuola in presenza con angoscia e malessere con il rischio di inficiare così i benefici della didattica reale”.
n.p