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mercoledì, 16 Aprile 2025

Ru486, anche in Fvg la campagna Uaar per difendere il diritto all’aborto farmacologico

01.04.2021 – 12.00 – La difesa del diritto all’aborto farmacologico tramite la pillola Ru486 – che permette l’interruzione della gravidanza senza intervento chirurgico e anestesia, e senza rendere indispensabile l’ospedalizzazione – è quanto si prefigge di promuovere la campagna avviata a livello nazionale dall’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti. L’iniziativa arriva anche nei comuni del Friuli Venezia Giulia, con una serie di affissioni – già presenti a Udine e a breve anche negli altri centri, tra i quali Trieste – per controbattere le manifestazioni di dissenso in merito all’utilizzo della pillola abortiva e per “riaffermare con forza il diritto di tutte le donne ad un aborto libero, gratuito e sicuro” afferma Luciano Bellomo, coordinatore dei circoli Uaar della regione.

Ho scelto di interrompere volontariamente una gravidanza con la terapia farmacologica. L’ho potuto fare in tutta sicurezza. La Ru486 evita il ricovero ospedaliero e l’intervento chirurgico: una scoperta scientifica meravigliosa per la salute delle donne” recita il manifesto della campagna che vede come testimonial Alice Merlo e i cui concetti chiave sono “autodeterminazione, libertà e scienza“, spiega in una nota Cinzia Visciano, responsabile nazionale dei circoli territoriali dell’associazione. Un tema, quello messo in luce dalla campagna dell’Uaar, che vede centrale la libertà di scelta della donna, denunciando “le dinamiche colpevolizzanti, la riprovazione sociale, l’imposizione del senso di colpa e del dolore” che spesso colpiscono chi fa questa scelta. “E’ assurdo doversi sentire in colpa per quello che è un diritto” spiega Luciano Bellomo, “le donne già sono sempre e comunque sotto tiro e questo è un ulteriore modo per umiliarle”.
La pillola Ru486 è il metodo meno invasivo e meno traumatico per le donne” continua. A chi prende posizione contro l’aborto, “noi non diciamo che hanno ragione o torto, è il loro modo di vedere la vita e di vedere le cose, se una persona non vuole abortire non lo fa”. Ma, continua Bellomo, allo stesso modo “se qualcuno non è di quella stessa idea e vuole interrompere la gravidanza, la sua scelta va rispettata“.

La pillola abortiva Ru486, approvata dall’Aifa nel 2009, era finita recentemente sotto i riflettori e al centro di aspre polemiche. Se da un lato infatti l’utilizzo del farmaco era già permesso in Italia, dall’altro vi era il vincolo del ricovero ordinario di almeno tre giorni; in alcuni casi le Regioni – come ad esempio l’Umbria – avevano però scelto autonomamente di consentire anche il solo day hospital. Tuttavia, a seguito della decisione della governatrice umbra, Donatella Teseidi abrogare la delibera della precedente amministrazione, tornando al vincolo del ricovero obbligatorio, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva deciso di chiedere un parere al Consiglio Superiore di Sanità per rimuovere tale obbligo, aggiornando le Linee guida per l’utilizzo del farmaco. Il 12 agosto 2020, è quindi stata diffusa la circolare sull’aggiornamento delle Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, passate al vaglio del Consiglio Superiore di Sanità che il 4 agosto aveva espresso parere favorevole al ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza tramite Ru486 con le seguenti modalità: fino a 63 giorni (pari a nove settimane compiute di età gestazionale, e quindi non più sette) e presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day hospital.

n.p

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